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POLITICA

L'appoggio a Renzi di John Phillips

Referendum, Ambasciatore Usa si schiera per il Sì. Bersani: "Ma per chi ci prendono?"

L'endorsement del diplomatico scatena le ire dei sostenitori del No all'Italicum. L'endorsement del diplomatico scatena le ire dei sostenitori del No al referendum sulle riforme costituzionali. Le opposizioni parlano di ingerenza e intervento a gamba tesa. Di Maio: "Renzi come Pinochet"

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"La vittoria del no al referendum sulle riforme costituzionali sarebbe un passo indietro per attrarre investimenti stranieri in Italia". È questa l'opinione espressa dall'ambasciatore statunitense a Roma, John Phillips, durante un convegno sugli effetti della Brexit sulle relazioni transatlantiche. Per il diplomatico statunitense l'Italicum "è una opportunità per offrire la garanzia di stabilità a livello di governo. Sessantatrè governi in 63 anni non danno garanzie. Il referendum offre una speranza di stabilità di governo. Renzi - ha detto Phillips - ha svolto un compito importante ed è considerato con grandissima stima da Obama, che apprezza la sua leadership". Il presidente del Consiglio andrà negli Stati Uniti il 18 ottobre prossimo in occasione della cena di Stato offerta alla Casa Bianca dal presidente Usa Barack Obama. 



Orlando: è solo il consiglio di un Paese amico 
A gettare acqua sul fuoco è il ministro della Giustizia, Andrea Orlando."Io vorrei relativizzare queste parole: si tratta solo di un consiglio di un paese amico, un tratto di riflessione da non mettere al centro della discussione", dice il guardasigilli. "Il popolo italiano - aggiunge parlando alla Festa dell'Unità di Roma - è abbastanza maturo da tenere conto di queste parole nella giusta misura".
 
Le reazioni
Ma le dure reazioni politiche alle parole di Phillips non si sono fatte attendere. Il segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini, ha detto: "Il signor ambasciatore Usa si faccia gli affari suoi e non interferisca, come troppe volte è già accaduto in passato, nelle vicende interne italiane. Spero che a novembre vinca Trump che ha già garantito che si occuperà delle questioni di casa sua. Se a votare sì al referendum sono i massoni, i banchieri e i poteri forti allora ancora più convintamente ci schieriamo per il no, ovvero per la libertà e il bene degli italiani". 

Duro anche l'ex segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani che sbotta: "Da non credere, ma per chi ci prendono? Aver allestito un appuntamento comese fosse un giudizio di Dio, un fatto cosmico, darà fiato alla speculazione finanziaria e a chi vuol mettere le mani sul nostro sistema. Chi ha il potere di farlo deve raffreddare il clima".

Renato Brunetta di Forza Italia ha affidato il suo disappunto a Twitter

Per il senatoredi Forza Italia, Altero Matteoli, "Quella dell'ambasciatore Usa in Italia, più che un auspicio, è un'entrata a gamba tesa ingiustificata negli affari interni dell'Italia, eseguita su delega di un presidente alla fine del suo mandato. 

Anche il deputato di Sinistra Italiana e coordinatore di Sel Nicola Fratoianni è intervenuto con un tweet


Di Maio: Renzi come Pinochet
Renzi come Pinochet. E' il paragone fatto da Luigi Di Maio, del direttorio M5s, in un post su Facebook in cui parla del referendum e del premier. "Il referendum di ottobre, novembre o dicembre (ci faccia sapere la data, quando gli farà comodo) lui stesso lo sta facendo diventare un voto sul suo personaggio che ha occupato con arroganza la cosa pubblica, come ai tempi di Pinochet in Venezuela (poi corretto con "Cile", ndr). E sappiamo come è finita. Noi continueremo a raccontare i pericoli della Riforma Costituzionale, il nostro obiettivo è salvare la Carta fondamentale del Paese dalle sue oscene modifiche. Questa non è una riforma, è un attentato alla democrazia", conclude.
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