Coronavirus
La scuola e la pandemia
Regioni, proposta vertice con Azzolina su ipotesi Dad per le superiori
Cts: ingressi scaglionati in superiori e università
E' quanto si apprende da ambienti delle Regioni, dopo il vertice di oggi dei governatori.
Diversi governatori hanno chiesto le lezioni a distanza almeno per il quarto e quinto anno delle scuole superiori in questa fase dell'emergenza. L'ipotesi, proposta dall'Umbria, è quella di un periodo sperimentale di 15 giorni, fino al 30 ottobre.
Cts: ingressi scaglionati in superiori e università
Il Comitato Tecnico Scientifico si è riunito oggi per analizzare i nuovi indicatori epidemiologici e la valutazione di aspetti connessi alla prevenzione del contagio dal virus SARS-CoV-2 attraverso l'adozione di ulteriori interventi miranti al controllo dell'epidemia. Il Cts "rimarca l'attuale incertezza relativa agli aspetti epidemiologici correlata alla circolazione e alla trasmissione del virus, pur nella consapevolezza che, attualmente, i focolai sono principalmente all'interno delle famiglie".
In applicazione del documento condiviso con le Regioni sulla strategia di contrasto al virus, sottolinea "la temporaneità delle raccomandazioni fornite di seguito, in coerenza con i possibili risultati positivi derivanti dalle azioni proposte e ricorda di considerare che il Paese si trova all'inizio della stagione autunno-invernale, rendendo potenzialmente più difficile la gestione dei pazienti affetti da Covid-19".
Il Cts sottolinea quindi "l'esigenza di elevare al massimo l'attenzione sul rigoroso rispetto delle misure di prevenzione e confida sulla corretta attuazione delle seguenti valutazioni: nelle
attuali condizioni epidemiologiche il Cts suggerisce di considerare l'adozione di orari scaglionati per l'ingresso in presenza degli studenti universitari e delle scuole di secondo grado.
Un'importante criticità è rappresentata dal trasporto pubblico locale che non sembra essersi adeguato alle rinnovate esigenze, nonostante il Cts abbia evidenziato fin dallo scorso mese di aprile la necessità di riorganizzazione, incentivando una diversa mobilità con il coinvolgimento attivo delle istituzioni locali e dei mobility manager".
"Assoluta e rigorosa azione di controllo sulle misure già più volte indicate dal Cts ed oggetto delle norme attualmente in vigore (es. distanziamento, prevenzione degli assembramenti, obbligo nell'uso della mascherina negli esercizi commerciali e di ristorazione) con intensificazione della vigilanza e delle azioni di contrasto che devono essere rese più agevoli nella loro possibilità di adozione (es. obbligo di affissione del numero massimo di clienti che è possibile accogliere negli esercizi)".
Il Cts raccomanda poi "la coerenza della limitazione già prevista dalle norme vigenti relativa al numero massimo di persone che possono condividere il medesimo tavolo all'interno dei locali di ristorazione. Assoluta esigenza di tempestiva diagnosi, monitoraggio ed efficace tracciamento dei contatti attraverso il coinvolgimento dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, mediante azioni di reclutamento attivo potenziando i sistemi diagnostici (es. drive-in)". Rafforzamento della medicina del territorio, eventualmente con il supporto del sistema nazionale di protezione civile".
Raccomandate infine l'incentivazione dello smart working "sia nell'ambito del settore pubblico che in quello privato" e la "limitazione temporanea alla fruizione di eventi a grande aggregazione di pubblico (es. congressi, fiere, ecc.) ed altri assembramenti di persone spontanei o comunque organizzati".
Tar valuterà ordinanza De Luca in Campania
Intanto, contro l'ordinanza regionale del governatore De Luca, che chiude le scuole in Campania, arrivano i ricorsi d'urgenza, presentati al Tar da alcuni genitori. A seguito dei ricorsi, il Tar della Regione ha chiesto alla Giunta, di produrre la documentazione, su cui si fonda la chiusura decretata da De Luca e lunedì deciderà sulla legittimità del provvedimento.
Un ricorso, in particolare, patrocinato dal professore avvocato Giorgio Fontana, si basa sul principio di proporzionalità che impone di valutare se sono possibili altre misure meno 'aggressive' nei confronti del diritto alla istruzione e se le misure sono giustificate perché adeguate allo scopo.
A quanto si apprende il Tar vuole verificare, inoltre, la fondatezza del presupposto secondo cui le scuole non garantiscono i presidi necessari ad evitare il contagio. Infine, si chiede di chiarire quali siano i pericoli legati alle 'attività collegate' alla frequenza scolastica, di cui parla l'unità di crisi della regione.