POLITICA
La conferenza stampa
Renzi: "Ho votato Juncker perché c'è un accordo politico"
Il primo ministro italiano incassa il sostegno della Merkel, che lo ha definito un "premier di grande successo", e spiega come si è arrivati all'indicazione del lussemburghese
Agenda ampia anche nelle dichiarazioni del premier che, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha affrontato diverse questioni: da Enrico Letta di cui "nessuno ha mai fatto il nome" sino alla gestione del problema immigrazione e alle riforme italiane, soffermandosi a lungo sul nodo della flessibilità all'interno delle regole europee.
Le regole Ue
"Riteniamo che non si debbano violare le regole del Patto, ma viola il principio del Patto chi parla solo di stabilità e non di crescita", ha detto Renzi spiegando che il documento finale del Consiglio Ue afferma che "se un Paese fa le riforme strutturali sul serio, ha diritto alla flessibilità più ampia". Il premier, senza soffermarsi sulla esatta formulazione finale, frutto di una lunga mediazione, sintetizza il senso del documento che, afferma, "è il punto politico per noi più importante".
La scelta di Juncker e la crescita
Ritengo "molto molto buono dal punto vista della sostanza il documento europeo: per la prima volta il focus è sulla crescita. Insistere sulla crescita è una svolta dell'Europa". Il premier, spiegando le ragioni che lo hanno portato a sostenere e votare per quello che era il candidato del Ppe, ha commentato il documento che il Pse e l’Italia hanno posto come condizione per appoggiare il lussemburghese. "Abbiamo ottenuto per la prima volta un documento" che fa riferimento alla crescita e alla flessibilità , "ora le riforme vanno fatte".
Letta e le nomine Ue
"Non è mai stato fatto il nome di Enrico Letta per la presidenza del Consiglio Ue, né in sede ufficiale né nel pour parler. Il suo nome è comparso sui giornali italiani e nelle dichiarazioni di qualche politico, non nelle cancellerie". Così il premier ha risposto a chi gli domandava quanto ci fosse di vero nella possibilità di vedere l’ex primo ministro italiano nel governo europeo. "Se ci sono tre presidenze" al vertice delle istituzioni Ue, ovvero "Consiglio, Commissione e Bce è difficile pensare che due presidenze spettino all'Italia", che ha gia' Draghi alla Bce”.
La partita delle nomine europee non si esaurisce però nell’indicazione del presidente della Commissione e di quello del Consiglio europei, decisive sono anche quelle dei singoli commissari, tra cui quella del ‘ministro degli esteri1 continentale per cui da qualche giorno circola il nome di Federica Mogherini, attuale titolare della Farnesina. La scelta dei commissari europei, ha spiegato ancora Renzi, "dipenderà dalle scelte della Commissione e dagli accordi politici. Non sono intenzionato ad andare alla discussione chiedendo qualcosa per l'Italia, chiederemo qualcosa per l'Europa". In ogni caso, ha continuato, "c'è una discussione in corso tra le forze politiche europee", deve essere ancora stabilito "a quale famiglia politica tocchi la presidenza del Consiglio e sarà" il presidente uscente Herman "Van Rompuy a sciogliere il nodo. La presidenza della Commissione al Ppe "chiama" la guida del Parlamento per la prima metà del mandato al Pse, mentre "va capito se in questo pacchetto i socialisti otterranno anche la presidenza del Consiglio Ue", ha concluso Renzi.
La sostituzione di Antonio Tajani e la nomina del rappresentante del governo italiano nella Commissione Ue, sarà discussa nel Consiglio dei ministri di lunedì 30 giugno ha spiegato Renzi. "Abbiamo la possibilità di indicare tre ipotesi - ha spiegato -: la prima, di non nominare nessuno per un periodo limitato di quattro mesi (dal 1 luglio a 30 ottobre); la seconda, di dare da subito un nome, che riteniamo sia il nome su cui l'Italia intende scommettere nei prossimi 5 anni. Ma in questo caso, il problema è con quale portafoglio. La terza ipotesi - ha concluso Renzi - è un'ipotesi transitoria, per la quale possiamo pensare ad una personalita' tecnica".
L'immigrazione
"L'Italia oggi è meno sola nel Mediterraneo" ha detto il premier a chi gli domandava quali passi avanti fossero stati fati sul fronte immigrazione. "L'accordo raggiunto", ha spiegato, "ha visto l'esclusione del passaggio sull'asilo che era nella prima versione, ma abbiamo comunque messo le basi per potere finalmente allargare l'operatività di Frontex e dare vita a Frontex plus, che sta a cuore a noi e ai francesi", ha spiegato Renzi, "è stato fatto un passo in avanti davvero rilevante".
L’Italia, le riforme e i mille giorni
Il "mille giorni" non rallenta il percorso delle riforme, ma da un arco temporale per la loro applicazione, "perché noi facciamo sul serio". Il premier italiano, parlando delle riforme nel nostro Paese, ha sottolineato la volontà sua e del governo di fare “terribilmente sul serio” illustrando come gli annunciati mille giorni di tempo per le riforme si tradurranno nella pratica. "I mille giorni partiranno il primo settembre 2014: ci sarà un countdown sul sito del governo e saranno indicate una serie di iniziative, a cui stiamo già lavorando in larga misura. E' il modo per dimostrare in Europa e non solo che facciamo sul serio". L'Italia, ha detto ancora il premier, porta avanti la sua "battaglia" in Ue, però in Italia deve "fare le riforme e per farlo deve inserire una marcia molto più rapida anche rispetto" a quanto avvenuto finora. Bisogna "correre e correre con determinazione. Già dalla prossima settimana o la fine della successiva" ci saranno "i primi voti in commissione e Aula. Sono molto determinato e convinto che sia fondamentale".
La Germania e la Merkel
"Con la Merkel abbiamo discussioni e confronti quotidiani, io sono considerato tra quelli che ha innovato la politica italiana perché ha smesso di considerarla colpevole di tutto e responsabile di tutto. Continuo a dire che se l'Italia ha problemi la colpa è dell'Italia". Renzi, che evidentemente gode della stima della cancelliera tedesca che lo ha definito un premier di grande successo", descrive così il suo rapporto con la Merkel, ricordandole però che è stata proprio la Germania, in passato, a sforare il famoso tetto del 3%. “Ho grande stima e grande rispetto della Merkel" ha detto il premier italiano, ma con lei "ho sottolineato che non avremmo fatto ciò che ha fatto la Germania nel 2003" sforando il 3%. "Perché sia chiaro c'è una storia dei Paesi ed è una storia che va ricordata".