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ITALIA

Visita in Romania

Renzi: "L'Italia sta cambiando, ma deve cambiare anche l'Ue"

Il premier parla durante l'incontro con il premier romeno Victor Ponta a Bucarest: tra tre giorni urne aperte nel Paese per scegliere il nuovo presidente della Repubblica

Matteo Renzi a Bucarest
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Romania "l'Italia sta cambiando le regole del gioco e sta cambiando innnanzitutto la mentalità nel nostro Paese, però non servirà a niente cambiare se non riusciamo a costruire un'Europa più intelligente, forte, autorevole e più vicina ai cittadini". Sono le parole di Matteo Renzi al termine dell'incontro col suo omologo romeno Victor Ponta: il primo ministro è in corsa per la presidenza della Repubblica romena e domenica correrà per la carica al ballottaggio con il candidato conservatore Klaus Iohannis.

L'endorsment a Ponta
"Conosciamo Victor Ponta, sappiamo che può dare una mano al vostro Paese". Così arriva  da Renzi in visita a Bucarest l'endorsment per Ponta. Renzi ha poi aggiunto: "Queste sono ore sono decisive, i prossimi tre giorni cambieranno i prossimi anni in Romania e credo tutti insieme potremo cambiare i prossimi anni in Europa. Io non sono qui solo perché sono amico amico di Victor, sono qui perchè penso che Victor Ponta possa aiutare l'Europa a essere più forte e migliore, dobbiamo cambiare tante cose insieme".

Il testa a testa in Romania
Victor Ponta è il favorito nei sondaggi. L'attuale premier romeno ha chiuso infatti il primo turno del 2 novembre in vantaggio di circa dieci punti (40,4% contro il 30,37) sull'avversario liberale, esponente della minoranza tedesca, e negli ultimi giorni è riuscito a concludere un'alleanza con l'ex primo ministro moderato Calin Popescu Tariceanu, cui è stato promesso il ritorno alla guida del futuro governo, e con Tudor Vadim, il nazionalista che verosimilmente riceverà un ministero in caso di vittoria di Ponta. Insieme, i due hanno raccolto nel primo turno poco più del 9% dei voti (5,36 Tariceanu e 3,68 Tudor) che dovrebbero finire a Ponta. Da parte sua, Iohannis può sperare in un aumento dell'affluenza alle urne (al primo turno è stata del 53%) e in un maggiore contributo da parte dei romeni della diaspora: la stragrande maggioranza dei quali nella prima tornata non è riuscita a votare per carenze organizzative e uno scarso numero di seggi nelle ambasciate.
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