Coronavirus
Sport, gli immunologi Viola e Minelli: presto per la riapertura degli stadi, rischi come discoteche
"Già il trend" dell'epidemia di Covid-19 in Italia "è in salita, prima di riaprire altro avrei aspettato 15-20 giorni per vedere come va con le scuole" spiega Antonella Viola. "La promiscuità dei contatti non credo possa essere facilmente evitata" afferma Mauro Minelli
Piano con le riaperture, perché "se molliamo contemporaneamente tutto il rischio è di avere tra un mese 6-7mila casi" di infezioni Covid al giorno, ritrovandoci con lo spettro di nuovi lockdown. Invita alla prudenza Antonella Viola, immunologa dell'università di Padova, sull'opportunità di tornare in stadi e palazzi dello sport. Ieri, l'Emilia Romagna e oggi il Veneto hanno deciso per il rientro dei tifosi negli impianti sportivi, pur con numeri contenuti e l'obbligo di rispettare rigorose misure anti-contagio. Ma secondo l'esperta "è troppo presto. Prima di riaprire altro - spiega - io avrei aspettato 15-20 giorni per vedere come va con le scuole".
"Le riaperture devono essere graduali altrimenti si rischia di dover chiudere tutto", ammonisce Viola. "E' ovvio che se" negli stadi "entrano pochissime persone il problema non si pone - precisa - però dipende da come si entra o si esce, e dall'effettivo rispetto delle precauzioni. Tutto sommato aspettare 15 giorni in più mi sembrava una cosa non troppo difficile", osserva la scienziata che tiene a precisare un punto: la questione non è cosa apri, se un'attività come quella scolastica o una ludico-sportiva, perché "capisco benissimo la necessità di riaprire anche attività come queste. Semplicemente bisogna farlo piano piano, gradualmente, perché altrimenti ci ritroviamo come la Francia in men che non si dica". "Già il trend" dell'epidemia di Covid-19 in Italia "è in salita - fa notare l'immunologa - Solo che per il momento è in salita lenta, tranne in qualche città dove si vede un andamento un pochino più ripido". Tuttavia, "se la curva dei contagi comincia a imboccare una salita esponenziale, è un attimo" arrivare a dover richiudere. "L'Italia sta andando meglio di altri Paesi europei. Non dobbiamo perdere il vantaggio guadagnato", conclude l'esperta.
Minelli: "Rischi come discoteche"
Il via libera, in alcune regioni, al pubblico negli eventi sportivi come le partite di calcio, "sotto l'aspetto epidemiologico e clinico credo che sortisca analoghi effetti rispetto alla tanto criticata (anche giustamente) riapertura delle discoteche. E non credo si possano adottare pesi e misure diverse". Lo evidenzia l'immunologo Mauro Minelli, referente per il Sud Italia della Fondazione medicina personalizzata. "Che poi ci siano più spinte forti alla riapertura degli stadi anche questo è vero, ma credo si debba attribuire una priorità alle scelte - precisa Minelli - E in questo momento, non mi pare ci possano essere dubbi sulla scelta da adottare, considerando le evidenze quotidiane dei contagi. Un conto è riaprire le scuole, dove comunque una parvenza di prevenzione può essere stata messa in atto - osserva l'esperto - un altro conto sono gli stadi dove la promiscuità dei contatti non credo possa essere facilmente evitata".