POLITICA
Discorso alla Luiss School of Government
Riforme, Renzi: "Chi parla di deriva autoritaria è pigro. Sulla scuola ci giochiamo il futuro"
"Questo governo ha fatto di più di quanto comunicato", il premier torna a ribadire la necessità delle riforme: "Chi non decide consegna il paese alla palude". Sull'Italicum la scommessa: "Tra 5 anni sarà copiato da mezza Europa"
Decidere non è contro la democrazia
Renzi torna a ribadire la necessità delle riforme. "C'è chi dice che in questi mesi di riforme ci siamo trovato davanti a una 'democratura', detto con una crasi. Trovo avvilente che non si ricordi una cosa banale: in un sistema chi è legittimato a decidere non è un dittatore. Chi deve decidere, se non lo fa, condanna il Paese alla palude e tradisce la democrazia". Le riforme fatte sono solo l'antipasto, "Il mio governo è nato per cambiare il Paese, non per accontentarsi di ciò che c'è: le riforme che abbiamo fatto non le consideriamo un punto di arrivo ma di partenza. Se smettiamo di farle perdiamo la nostra ragione d'essere. Da qui al 2018 faremo le cose che in questi anni sono state rinviate".
Sulla scuola ci giochiamo il futuro
Al centro del discorso del premier la riforma della scuola. "L'Italia dei prossimi 50-100 anni sarà non come sarà fatta dalla riforma del lavoro, che difendo, o la riforma della P.a., su cui ci giochiamo molto, o come le riforme istituzionali, ma sul modello educativo. Su questo ci giochiamo una delle chance di essere superpotenza mondiale". Ciò che serve è "una scommessa sulla scuola". Aggiunge "il luogo comune per cui tutte le università sono uguali, è chiaramente una finzione".
La legge elettorale
Poi lancia una scommessa sull'Italicum: "Se ci rivediamo tra cinque anni, con la legge elettorale provata e sperimentata, vedrete che quella legge elettorale sarà copiata da mezza Europa". Poi: "Sono maturi i tempi in cui l'articolo 49 della Costituzione conosca una seria e sana legge di applicazione" viste anche le "conseguenze per la vita interna dei partiti" della nuova legge elettorale.
Lotta alla corruzione e centralità della politica
"Siamo un Paese in cui i ministri cambiano di anno in anno, mentre i tecnici restano per sempre e questo fa sì che chi comanda sia il tecnico. Ecco perchè io rivendico la centralità della politica". Sui provvedimenti anti-corruzione, "Per combattere la corruzione bisogna rispettare le leggi che ci sono, non farne di nuove. Per questo abbiamo deciso di prevedere l'innalzamento delle pene a 18 o 19 anni".
Non ci deve essere nesso tra avviso di garanzia e dimissioni
"Non ci può essere un automatismo tra avviso di garanzia e dimissioni",il Premier affronta anche il tema delle dimissioni dei sottosegretari indagati, una polemica scoppiata dopo l'abbandono del ministro Lupi. "Quando dico che un sottosegretario indagato non si deve dimettere, e perdo voti per questo, sto difendendo il principio di Montesquieu per cui non ci può essere un nesso tra avviso di garanzia e dimissione", altrimenti "i magistrati decidono sull'esecutivo"
L'Europa l'unica grande rivoluzione
Parla poi di Europa. "L'ultima grande novità, la grande rivoluzione di questi anni è l'Europa. Il punto è che l'Europa ha un sistema di governance che definire allucinante è farle un complimento". Ma avverte: "Chi dice di voler cambiare l'Europa insultandola vi sta buggerando. L'Europa si cambia mettendosi al volante piano piano. Una cosa che costa una fatica enorme soprattutto per chi ha un carattere a dir poco arrembante".