POLITICA
Palazzo Madama
Riforme, intesa lontana nel Partito democratico sul Senato
Attesa l'assemblea dei senatori dem dove interverrà anche il premier Matteo Renzi. Nodo della discordia con la minoranza l'elettività di Palazzo Madama
In attesa di ascoltare Renzi sono ripresi intanti in commissione Affari costituzionali del Senato i lavori, con l'ufficio di presidenza che dovrà programmare le sedute per l'esame dei 513mila emendamenti (mezzo milione dalla sola Lega). La presidente Finocchiaro al termine della seduta ha precisato che il voto sugli emendamenti "inizierà quando ci sarà un accordo politico". Lo ha
Mercoledì e giovedì sono previste le audizioni dei Governatori, ma la questione di fondo rimane la modalità di elezione del futuro Senato delle Regioni. Il Governo difende l'attuale impianto fotografato nell'articolo 2, già approvato da Senato e Camera una volta, con i futuri inquilini di Palazzo Madama che vengono scelti dai Consigli Regionali. La minoranza del Pd, ma anche la Lega, M5s, Sel, Fi e i Conservatori chiedono una elezione diretta e un Senato con maggiori funzioni legislative e di controllo.
Tra le proposte di mediazione resta in piedi quella del sottosegretario alle riforme Luciano Pizzetti che vorrebbe lasciare inalterato l'articolo 2, e di prevedere nella legge ordinaria che diventino senatori i Consiglieri regionali più votati. Ma la minoranza ha insistito nel chiedere proprio la modifica dell'articolo 2. Vannino Chiti ha a sua volta proposto di ripristinare l'elezione diretta con un emendamento al fatidico articolo 2, con l'impegno però che non si rimetta in discussione l'intero articolo, che comprende il numero dei senatori. Ma il governo non ha nemmeno replicato perché se si riapre quell'articolo gli altri gruppi potrebbero chiedere di discutere i propri emendamenti.
Schermaglie tra renziani e minoranza che potrebbero protrarsi per lungo tempo. E non è un caso forse che proprio in questi giorni di tensione inizi a palesarsi l'interesse per la poltrona di segretario del Partito democratico. Il congresso è previsto nel 2017 ma c'è già un candidato in pectore. E' il governatore della Toscana, Enrico Rossi, prima bersaniano e poi cuperliano, che dalle colonne di Qn ha annunciato: "Non sono e non sarò antirenziano. Io sono io, Enrico Rossi, con la mia storia, la mia cultura politica, le mie idee. Permettetemi di raccontare questa storia e di fare le mie proposte. In quest'ottica confermo una manifestazione di interesse".