SPETTACOLO
Gole profonde: dai quotidiani allo schermo
Siamo tutti spiati: ecco i film di Clooney e Stone su tabloid gate e datagate
Il tabloid-gate di News of the World, del colosso di Murdoch, diventerà un film. Così come il datagate, la storia della “gola profonda” dell’NSA, Edward Snowden. Con George Clooney e Oliver Stone le storie di "spionaggio" giornalistico diventano film.
New York
Intercettazioni, spie, fonti segrete e giornalisti. Il Watergate insegna che la storia di uno scoop rende bene anche su grande schermo. L’inchiesta di Woodward e Bernstein che catapultò Nixon dalle pagine del Washington Post all’impeachment, esattamente quarant’anni fa, è universalmente consacrata anche nella storia del cinema grazie all’interpretazione di Robert Redford e Dustin Hoffman nel film “Tutti gli uomini del presidente”, del 1976.
Dal Watergate si è arrivati a Wikileaks, che è già finito al cinema nel 2013 con "The Fifth Estate" di Bill Condon e con il documentario "We steal secrets" di Alex Gibney, entrambi sulla storia di Julian Assange.
Oggi sono George Clooney e Oliver Stone, due registi affermati, ad accaparrarsi i diritti sulle storie degli scandali legati allo "spionaggio" giornalistico degli ultimi anni.
Clooney, che ha già attraversato questi temi dirigendo "Good night, and Good luck", sul celebre anchorman americano della CBS Edward R. Murrow, paladino dell’anti-maccartismo, si appresta ora a raccontare la storia del cosiddetto “tabloid-gate” inglese: le intercettazioni dei giornalisti senza scrupoli di "News of the world", che violavano i telefoni dei cittadini (e dei Reali) per ottenere gli scoop.
Oliver Stone, regista di "Assassini nati", di "Platoon" (premio Oscar) e del più recente “W”, biografia non autorizzata dell’ex presidente Bush, ha comprato i diritti di un romanzo su Edward Snowden, la gola profonda dell’NSA, che oggi si trova a Mosca con un permesso di soggiorno temporaneo.
News of the world e tabloid-gate
Tutto comincia nel 2005: tre dipendenti della famiglia reale si accorgono che nelle loro segreterie ci sono messaggi che figurano come già ascoltati. Ma loro non li hanno mai aperti. Nello stesso periodo il giornale di proprietà di News International (parte del colosso NewsCorp di Rupert Murdoch), "News of the World", pubblica delle notizie documentate sul principe William. Scotland Yard arriva a Clive Goodman, giornalista, e a Glenn Mulcaire, un investigatore privato che lavora per il tabloid e li arresta dopo le pressioni della famiglia reale: la pubblicazione di uno scandalo sul principe Harry e le sue frequentazioni di night-club rende la situazione inaccettabile.
Ma la polizia scopre che le persone intercettate sono centinaia.
L'inchiesta si chiude con il processo ai due, scaricati dal giornale. L'ormai ex-direttore Coulson, divenuto direttore delle comunicazioni del governo Cameron, si dichiara estraneo ai fatti.
L'inchiesta però si riapre quando le autorità si accorgono che i metodi giornalistici del tabloid non accennano a cambiare. La versione di Coulson vacilla, sempre più testimoni la contraddicono. Vengono arrestati altri giornalisti e Coulson, anche per non compromettere il governo, è costretto a dimettersi. Cameron interviene per indagare sugli abusi e il leader laburista chiede le dimissioni di Rebekah Brooks, amministratore delegato di News International. La situazione degenera fino a che James Murdoch, figlio di Rupert Murdoch e CEO di NewsCorp, decide di chiudere la testata, pubblicata dal 1843.
Il caso Snowden, Harding versus Greenwald
Oliver Stone ha dichiarato che per la sceneggiatura si servirà del romanzo scritto dall'avvocato russo di Snowden, Anatoly Kucherena, e delle corrispondenze tra l’informatore e il reporter del Guardian Luke Harding, che ha scritto un libro intitolato: “La storia nascosta dell’uomo più ricercato al mondo”.
Harding, però, non ha mai incontrato Snowden. E il suo libro è stato molto criticato da Glenn Greenwald, l’avvocato e giornalista americano, collaboratore del Guardian, che firmò l'inizio dello scandalo: lui ad Hong Kong ci è andato, per trovarsi di fronte alla fonte segreta e raccontare la sua storia. Quella vera, che, per Greenwald, è messa su schermo dalla regista e documentarista Laura Poitras, che era con lui ad Hong Kong. Il suo film, “Citizenfour”, sarà presentato in anteprima al New York Film Festival, dal 26 settembre, e poi al London Film Festival, dall'8 ottobre.
Glenn Greenwald invece ha lasciato il Guardian e oggi vive e lavora in Brasile, dove si occupa di un progetto finanziato dal fondatore di E-bay, Pierre Omydar. Ma facciamo un passo indietro.
Nome in codice "Citizenfour"
Nel gennaio del 2013, la Poitras viene contattata da una fonte anonima che dichiara di avere le prove delle attività illegali dell’agenzia americana Nsa. Dopo mesi di scambi di email anonime con la fonte, che si fa chiamare "Citizenfour", si reca ad Hong Kong con Greenwald per intervistare la “gola profonda” (“whistle-blower” in inglese), che sceglie di rivelare la propria identità in giugno. Da lì, ne esce uno scandalo mondiale. E poi anche un premio Pulitzer.
Quando incontra i due, ad Hong Kong dove si è rifugiato, Edward Snowden ha 29 anni, è un tecnico informatico dell'NSA, l'Agenzia di sicurezza nazionale americana (ma prima è stato un tecnico della Cia). Ha deciso di svelare i dettagli di un programma di sorveglianza di massa top secret, messo a punto dai governi di Stati Uniti d'America e Gran Bretagna con la collaborazione di alcuni colossi delle telecomunicazioni.
Per i detrattori Snowden è una talpa, un traditore, ma è invece un eroe della libertà di informazione per i suoi sostenitori, proprio come Julian Assange con il suo Wikileaks o il suo "antesignano" che fece pubblicare al New York Times i famosi "Pentagon Papers": Daniel Ellsberg, senza la tecnologia di oggi, dovette fotocopiare a mano per giorni interi i documenti che svelavano il reale coinvolgimento americano nella guerra in Vietnam. Nixon si infuriò e ordinò le indagini illegali che portarono poi al Watergate.
L'America post 11 settembre
Prodotto da un nome d’eccezione, Steven Soderbergh, "Citizenfour" è il terzo film di una trilogia della regista sull’America post 11 settembre: “My country, My country” narra della vita in Iraq dopo l’invasione americana ed è stato nominato all’Oscar; “The oath” (Il giuramento) è la storia dell’ex-fedelissimo di Bin Laden, catturato in Yemen dagli americani nel 2001 e rinchiuso a Guantanamo. L’uomo si svela, raccontando per la prima volta come nasce uno jihadista. Un film che potrebbe essere proiettato domani e sarebbe attuale più che mai.
E ora la Poitras racconta il datagate, conseguenza di quel Patrioct Act, approvato come legge anti-terrorismo dopo gli attentati del 2001, che ha permesso un'invasione così massiccia nella privacy dei cittadini, in nome della difesa nazionale.
Dal Watergate si è arrivati a Wikileaks, che è già finito al cinema nel 2013 con "The Fifth Estate" di Bill Condon e con il documentario "We steal secrets" di Alex Gibney, entrambi sulla storia di Julian Assange.
Oggi sono George Clooney e Oliver Stone, due registi affermati, ad accaparrarsi i diritti sulle storie degli scandali legati allo "spionaggio" giornalistico degli ultimi anni.
Clooney, che ha già attraversato questi temi dirigendo "Good night, and Good luck", sul celebre anchorman americano della CBS Edward R. Murrow, paladino dell’anti-maccartismo, si appresta ora a raccontare la storia del cosiddetto “tabloid-gate” inglese: le intercettazioni dei giornalisti senza scrupoli di "News of the world", che violavano i telefoni dei cittadini (e dei Reali) per ottenere gli scoop.
Oliver Stone, regista di "Assassini nati", di "Platoon" (premio Oscar) e del più recente “W”, biografia non autorizzata dell’ex presidente Bush, ha comprato i diritti di un romanzo su Edward Snowden, la gola profonda dell’NSA, che oggi si trova a Mosca con un permesso di soggiorno temporaneo.
News of the world e tabloid-gate
Tutto comincia nel 2005: tre dipendenti della famiglia reale si accorgono che nelle loro segreterie ci sono messaggi che figurano come già ascoltati. Ma loro non li hanno mai aperti. Nello stesso periodo il giornale di proprietà di News International (parte del colosso NewsCorp di Rupert Murdoch), "News of the World", pubblica delle notizie documentate sul principe William. Scotland Yard arriva a Clive Goodman, giornalista, e a Glenn Mulcaire, un investigatore privato che lavora per il tabloid e li arresta dopo le pressioni della famiglia reale: la pubblicazione di uno scandalo sul principe Harry e le sue frequentazioni di night-club rende la situazione inaccettabile.
Ma la polizia scopre che le persone intercettate sono centinaia.
L'inchiesta si chiude con il processo ai due, scaricati dal giornale. L'ormai ex-direttore Coulson, divenuto direttore delle comunicazioni del governo Cameron, si dichiara estraneo ai fatti.
L'inchiesta però si riapre quando le autorità si accorgono che i metodi giornalistici del tabloid non accennano a cambiare. La versione di Coulson vacilla, sempre più testimoni la contraddicono. Vengono arrestati altri giornalisti e Coulson, anche per non compromettere il governo, è costretto a dimettersi. Cameron interviene per indagare sugli abusi e il leader laburista chiede le dimissioni di Rebekah Brooks, amministratore delegato di News International. La situazione degenera fino a che James Murdoch, figlio di Rupert Murdoch e CEO di NewsCorp, decide di chiudere la testata, pubblicata dal 1843.
Il caso Snowden, Harding versus Greenwald
Oliver Stone ha dichiarato che per la sceneggiatura si servirà del romanzo scritto dall'avvocato russo di Snowden, Anatoly Kucherena, e delle corrispondenze tra l’informatore e il reporter del Guardian Luke Harding, che ha scritto un libro intitolato: “La storia nascosta dell’uomo più ricercato al mondo”.
Harding, però, non ha mai incontrato Snowden. E il suo libro è stato molto criticato da Glenn Greenwald, l’avvocato e giornalista americano, collaboratore del Guardian, che firmò l'inizio dello scandalo: lui ad Hong Kong ci è andato, per trovarsi di fronte alla fonte segreta e raccontare la sua storia. Quella vera, che, per Greenwald, è messa su schermo dalla regista e documentarista Laura Poitras, che era con lui ad Hong Kong. Il suo film, “Citizenfour”, sarà presentato in anteprima al New York Film Festival, dal 26 settembre, e poi al London Film Festival, dall'8 ottobre.
Glenn Greenwald invece ha lasciato il Guardian e oggi vive e lavora in Brasile, dove si occupa di un progetto finanziato dal fondatore di E-bay, Pierre Omydar. Ma facciamo un passo indietro.
Nome in codice "Citizenfour"
Nel gennaio del 2013, la Poitras viene contattata da una fonte anonima che dichiara di avere le prove delle attività illegali dell’agenzia americana Nsa. Dopo mesi di scambi di email anonime con la fonte, che si fa chiamare "Citizenfour", si reca ad Hong Kong con Greenwald per intervistare la “gola profonda” (“whistle-blower” in inglese), che sceglie di rivelare la propria identità in giugno. Da lì, ne esce uno scandalo mondiale. E poi anche un premio Pulitzer.
Quando incontra i due, ad Hong Kong dove si è rifugiato, Edward Snowden ha 29 anni, è un tecnico informatico dell'NSA, l'Agenzia di sicurezza nazionale americana (ma prima è stato un tecnico della Cia). Ha deciso di svelare i dettagli di un programma di sorveglianza di massa top secret, messo a punto dai governi di Stati Uniti d'America e Gran Bretagna con la collaborazione di alcuni colossi delle telecomunicazioni.
Per i detrattori Snowden è una talpa, un traditore, ma è invece un eroe della libertà di informazione per i suoi sostenitori, proprio come Julian Assange con il suo Wikileaks o il suo "antesignano" che fece pubblicare al New York Times i famosi "Pentagon Papers": Daniel Ellsberg, senza la tecnologia di oggi, dovette fotocopiare a mano per giorni interi i documenti che svelavano il reale coinvolgimento americano nella guerra in Vietnam. Nixon si infuriò e ordinò le indagini illegali che portarono poi al Watergate.
L'America post 11 settembre
Prodotto da un nome d’eccezione, Steven Soderbergh, "Citizenfour" è il terzo film di una trilogia della regista sull’America post 11 settembre: “My country, My country” narra della vita in Iraq dopo l’invasione americana ed è stato nominato all’Oscar; “The oath” (Il giuramento) è la storia dell’ex-fedelissimo di Bin Laden, catturato in Yemen dagli americani nel 2001 e rinchiuso a Guantanamo. L’uomo si svela, raccontando per la prima volta come nasce uno jihadista. Un film che potrebbe essere proiettato domani e sarebbe attuale più che mai.
E ora la Poitras racconta il datagate, conseguenza di quel Patrioct Act, approvato come legge anti-terrorismo dopo gli attentati del 2001, che ha permesso un'invasione così massiccia nella privacy dei cittadini, in nome della difesa nazionale.