ITALIA
L'inchiesta
Strage Cassano allo Jonio: carabinieri arrestano due presunti killer del piccolo "Cocò"
Le due persone fermate sarebbero coinvolte nell'omicidio del piccolo Nicola Campolongo, ucciso insieme al nonno e alla compagna di questo nel 2014
Gli investigatori hanno individuato i due uomini dopo un anno e mezzo di indagini, che si sono avvalse delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e dei familiari delle vittime già note alla giustizia per reati legati alla droga. Decisivo, inoltre, il ricorso alle intercettazioni telefoniche e all’analisi dei dati di traffico delle utenze telefoniche che certificavano la presenza dei due presunti killer nella zona in cui è stata bruciata l'auto con i tre cadaveri dentro.
Il movente della strage
Gli investigatori ritengono che il triplice omicidio sia da collegare a contrasti per la spartizione dei proventi del traffico di stupefacenti. Il nonno di Cocò Giuseppe Iannicelli, già legato alla cosca degli zingari che gestisce il traffico della droga nella zona dell'alto Jonio cosentino, avrebbe tentato di mettersi in proprio. Inoltre negli ambienti criminali della zona era cominciata a girare la voce che il nonno di Cocò sarebbe stato pronto a collaborare con la giustizia. Una possibilità da bloccare senza esistazioni con il sangue
La preghiera di Papa Francesco
L'efferato omicidio del piccolo "Cocò" aveva suscitato anche l'attenzione di Papa Francesco, che gli aveva rivolto un pensiero e una preghiera in occasione dell'Angelus in piazza San Pietro, il 26 gennaio 2014. Le indagini, spiegano gli investigatori, "oltre a ricostruire il triplice omicidio sin dalle sue fasi preparatorie, hanno consentito di individuare il movente, documentare la sua connotazione tipicamente mafiosa ed evidenziare le dinamiche criminali insistenti nel territorio della Sibaritide".
"Per il nonno, Cocò era un'assicurazione sulla vita"
Emergono dettagli inquietanti sulla vita da criminale del nonno del piccolo Cocò, utilizzato da quest'ultimo come un vero e proprio scudo umano. "Iannicelli - afferma il procuratore capo della DDA di Catanzaro, Antonio Vincenzo Lombardo - era convinto che portarsi dietro il nipotino fosse una sorta di assicurazione sulla vita, perche' cosi' nessuno avrebbe osato fargli del male".
Il commento del premier
Anche Matteo Renzi, con un post su Facebook, ha voluto esprimere la sua soddisfazione per l'operazione condotta dal Ros e dal Comando provinciale di Cosenza. "Niente potrà sanare il dolore per l’accaduto - ha detto il premier - ma sono e siamo orgogliosi delle italiane e degli italiani che ogni giorno combattono contro la criminalità e per la giustizia".
Vorrei esprimere la gratitudine mia e del governo agli inquirenti, alle forze dell’ordine e a tutti i servitori dello...
Posted by Matteo Renzi on Lunedì 12 ottobre 2015