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SCIENZA

Le megalopoli costiere a rischio

Un secolo di inondazioni alle porte

Il XXI secolo, il nostro tempo, sarà sempre più segnato da disastri ambientali dovuti al cambiamento climatico.

Il principe Carlo visita il Somerset inondato
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di Stefano Lamorgese Innalzamento del livello dei mari e inondazioni minacciano davvero il nostro futuro.
Lo dimostrerebbe una recente ricerca, guidata dal Global Climate Forum di Berlino e dall'Università di Southampton, che presenta per la prima volta una simulazione completa dei danni che inondazioni e tempeste provocheranno alle infrastrutture costiere in tutto il mondo.

Si passerà dagli attuali 10-40 miliardi di dollari l'anno di danni a oltre 100mila miliardi alla fine del secolo. 

L'incremento così marcato del volume dei danni sarà dovuto principalmente all'aumento del livello dei mari e all'accumularsi di infrastrutture e popolazione nelle aree di costa.
Un processo testimoniato ampiamente dalla crescita di megalopoli costiere come Shanghai (circa 24 milioni di abitanti), Manila (12 milioni di abitanti e una densità pari a quasi 330mila ab./km²) e Lagos (11 milioni di abitanti).

"Se ignoriamo il problema - ricorda l'autore della ricerca Jochen Hinkel - le conseguenze saranno drammatiche: nel 2100 ci saranno 600 milioni di persone coinvolte dai disastri ambientali sulle coste", sempre che non si agisca per evitarlo.

Cosa fare?
Secondo la ricerca, la costruzione di protezioni costiere è essenziale, ma le opzioni sono tante. Sbarramenti e dighe possono costituire uno strumento valido, anche se obbligheranno gli stati ad affrontare costi considerevoli.
Hinkel valuta tuttavia che una spesa compresa tra 10 e 70 miliardi di dollari l'anno potrebbe ridurre a 80 miliardi di dollari i danni annuali nel 2100. Contro i 100mila previsti il risparmio è evidente.

Occorre agire presto in Asia e in Africa. Ma anche l'Europa deve fare la sua parte. Lo sottolinea il Professor Robert Nicholls della University of Southampton, coautore della ricerca, che ricorda quanto risulteranno inadeguati rispetto agli eventi futuri gli attuali strumenti utilizzati. "Occorrerà occupare strategicamente le aree costiere, raccomanda, evitandone per esempio la destinazione turistica che non tiene conto dei prossimi sviluppi  ambientali del nostro pianeta".
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