Coronavirus
La lotta al Covid
Vaccinazioni di massa in spazi aperti, palestre e fiere
Il ministro Speranza illustra il piano vaccini ai capigruppo di maggioranza
Inizialmente, il vaccino andrà al personale medico e sanitario e rsa: prima agli over-80, poi alla fascia 60/70 anni e via via alle altre fasce come lavoratori essenziali, compresi quelli della scuola.
Ci sarà il coinvolgimento dell'esercito.
È quanto prevede, come si apprende da fonti di maggioranza, l'appunto sul piano vaccini che il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha illustrato oggi ai Capigruppo della maggioranza nella riunione a Palazzo Chigi, alla presenza anche del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
Il piano prevede l'implementazione della rete per monitorare le vaccinazioni, con un sistema informativo ad hoc collegato con sistemi regionali. Ci sarà un doppio monitoraggio, con vigilanza sulle vaccinazioni e sorveglianza immunologica.
Come già ribadito da Speranza, secondo un'ottica europea, non si partirà con la previsione dell'obbligo vaccinale ma con la persuasione e informazione. L'obiettivo è raggiungere l'immunità di gregge, il che significa vaccinare 40 mln di italiani.
Tra i primi vaccini che saranno disponibili in Italia vi è quello della Pfizer, che arriverà tra il 23 e il 26 gennaio e le dosi andranno direttamente ai 300 punti di arrivo individuati, che sono gli ospedali.
Il piano prevede inoltre che la distribuzione del vaccino sia interamente statale: la gestione sarà centralizzata e il vaccino sarà distribuito secondo decisioni mediche e scientifiche.
Dopo una prima fase in cui le vaccinazioni riguarderanno le categorie più a rischio, si procederà alle vaccinazioni di massa utilizzando grandi spazi pubblici come palestre, spazi aperti e fiere. Tutto ciò considerando che allo stato della conoscenza odierna ogni dose ha bisogno di richiamo e non si conosce la durata dell'immunità.
Nel piano di Speranza, si rileva inoltre come non si possa far coincidere la terza ondata eventuale con la campagna vaccinale. Per questo, l'obiettivo è ora la flessione della curva epidemiologica.
Locatelli: fondamentale l'adesione al vaccino
"Il lavoro per garantire tempistiche veloci e metodi efficaci è già iniziato. Il piano di distribuzione vaccino è pronto, frutto di una stretta collaborazione con il commissario Arcuri, i colleghi del ministero della Salute, le ditte farmaceutiche e i presidenti di regione. Fondamentale l'adesione al vaccino, il convincimento di quanto sia importante e imprescindibile. Dobbiamo arrivare a vaccinare almeno il 70% della popolazione. È comunque, a mio avviso, irragionevole la vaccinazione obbligatoria". Lo ha detto il presidente del Consiglio superiore di sanità e membro del Cts Franco Locatelli, ospite della trasmissione "Carta Bianca".
La corsa al vaccino prosegue
Intanto, la corsa al vaccino prosegue a ritmo accelerato tra le aziende interessate. Biontech e Pfizer hanno presentato la richiesta di autorizzazione per il loro vaccino all'Ema (Agenzia europea dei farmaci), che dovrebbe dare la sua risposta per il 29 dicembre, e il 12 gennaio all'azienda americana Moderna. AstraZeneca ha invece fatto sapere che consegnerà tutta la documentazione per l'approvazione del vaccino, che sta sviluppando con l'università di Oxford, alle agenzie regolatorie tra 7 giorni.
L'Ema dal canto suo ha assicurato una valutazione con tempi accelerati per le domande di autorizzazione presentate da BioNTech-Pfizer e Moderna, sempre che i dati presentati saranno sufficientemente solidi per trarre conclusioni sulla qualità, sicurezza ed efficacia del vaccino.
Nel dibattito interviene anche il Comitato nazionale di bioetica che, in un parere sul tema, invita a non "ridurre i tempi della sperimentazione, indispensabili sul piano scientifico, bioetico e biogiuridico, per garantire la qualità e la protezione dei partecipanti". Per il Comitato, inoltre, non è da "escludere l'obbligatorietà del vaccino in casi di emergenza, soprattutto per i gruppi professionali maggiormente esposti all'infezione e alla sua trasmissione".
Infine il Cnb ha invitato a considerare il vaccino un "bene comune" e a fare una "riflessione etica nell'ambito delle scelte di distribuzione". A tal fine anche le aziende farmaceutiche dovranno riconoscere "la propria responsabilità sociale in questa grave condizione pandemica" ai fini della produzione e distribuzione.