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ITALIA

Fino a 6 anni di carcere, pene anche alle imprese

Via libera del Senato al ddl contro il caporalato, ora passa alla Camera

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L'Aula del Senato ha approvato il disegno di legge contro il fenomeno del "caporalato" con 190 sì, nessun voto contrario, 32 astenuti. Il provvedimento passa ora alla Camera. La relatrice, Maria Grazia Gatti (Pd), nella relazione con la quale è stata avviata giovedì scorso la discussione dell'Assemblea, ha evidenziato che il caporalato in agricoltura è un fenomeno "complesso e multiforme che, secondo le stime coinvolge "circa 400mila lavoratori in Italia, sia italiani che stranieri"; "è diffuso in tutte le aree del Paese e in settori dell'agricoltura molto diversi dal punto di vista della redditività".

Pene non solo per il 'caporale' ma anche per le imprese che sfruttano il lavoratore. Fino a sei anni di carcere per chi commette il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, cioé il reato di caporalato. Oltre al carcere, è punito anche con una multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato, chiunque recluta manodopera per destinarla al lavoro presso terzi in condizioni di sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori e chi utilizza, assume o impiega manodopera, anche mediante l'attività di intermediazione di caporali, sottoponendo i lavoratori a condizioni di sfruttamento ed approfittando del loro stato di bisogno. Queste alcune delle novità più importanti contenute nel provvedimento licenziato dal Senato e che ora dovra essere esaminato da Montecitorio.

"Il contrasto al caporalato avrà presto una nuova legge: abbiamo approvato oggi il disegno di legge in Senato e auspico una rapida approvazione del testo anche da pare dell'altro ramo del Parlamento. Già la discussione di questi mesi e l'approvazione a larga maggioranza del testo in Senato funzioneranno da deterrente contro questo aberrante fenomeno", rivendica la senatrice Maria Teresa Bertuzzi, capogruppo Pd in Commissione Agricoltura a Palazzo Madama.    

"Dotiamo di nuovi ed efficaci strumenti il contrasto allo sfruttamento della manodopera e del lavoro nero in agricoltura. Innanzitutto, con la riscrittura dell'articolo 603-bis del codice penale: non si punisce più solo il caporale - spiega - che recluta i lavoratori, ma si attribuisce una responsabilità anche alle imprese che impiegano mano d'opera in condizioni di sfruttamento. Poi, con il rafforzamento della Rete del lavoro agricolo di qualità, introdotta con il Decreto Competitività, che mira al riconoscimento e alla valorizzazione pubblica dell'eticità dell'impresa regolare. La rete sarà articolata in sezioni territoriali volte a garantire una modulazione a livello locale dei servizi per l'impiego".

"Vogliamo creare delle falle profonde all'interno di questo criminoso sistema, vogliamo destrutturarlo partendo dalle radici e il lavoro portato avanti in questi mesi e che ha visto il coinvolgimento di imprese, lavoratori e di tutta l'opinione pubblica segna già un importante cambio di passo, anche nel rapporto tra politica e Istituzioni: soluzioni concrete a problemi annosi che un paese civile non puo' piu' permettersi di tollerare", conclude Bertuzzi.
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