Original qstring:  | /dl/rainews/articoli/arcelormittal-domani-incontro-azienda-sindacati-76ca4e11-4011-4f1c-a54d-b8c274f235cb.html | rainews/live/ | true
ITALIA

"Federacciai: Taranto va salvata"

ArcelorMittal domani incontro azienda-sindacati. Presidio al Mise di aziende dell'indotto

" Una situazione gravissima - dice il Presidente di Confindustria Taranto, Antonio Marinaro - che sta già dando luogo al ricorso alla cassa integrazione per i dipendenti delle stesse imprese. In alcuni casi si parla di licenziamenti". Bellanova: "Qui si gioca con la vita di 20 famiglie". Catalfo: "Troveremo soluzione per mantenimento livelli occupazionali"  

Condividi
Si cerca di scongiurare il peggio per i lavoratori dell'ex Ilva di Taranto. Il ministro Stefano Patuanelli ha convocato, per domani alle 15 al Mise, secondo quanto riportano fonti sindacali, l'ad di Mittal Italia, Lucia Morselli e i leader dei metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm. La convocazione fa seguito alla comunicazione di recesso inviata dalla multinazionale. 

ArcelorMittal smentisce permanenza fino a maggio 2020
ArcelorMittal intanto afferma di non aver dichiarato ad Emiliano, governatore della Regione Puglia, che resterà sino a maggio del prossimo anno gestendo gli impianti siderurgici ex Ilva. Lo dichiarano fonti vicine all'azienda. La notizia di una permanenza di ArcelorMittal sino a maggio era stata data ieri dal presidente di Confindustria Taranto, Marinaro, dopo aver ricevuto una telefonata dello stesso Emiliano che ieri a Bari ha incontrato Morselli. Da fonti sindacali infine si apprende che Arcelor il 26 novembre fermerà il Treno nastri 2 a Taranto. 

Da Napoli intanto - al Forum Pa Sud - il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo dice: "Stiamo mettendo in campo tutte le opzioni possibili, ovviamente la cosa a cui teniamo sono i livelli occupazionali". 

Bellanova: "Qui si gioca con la vita di 20mila famiglie"
"Sull'ex Ilva, noi di Italia Viva avevamo detto che si dovevano rispettare i patti. Si doveva andare avanti con l'immunità che era nei patti firmati dal ministro Di Maio. Qui si gioca con la vita di 20mila famiglie, si parla di lavoratori e delle loro famiglie. C'è chi prima ha contestato, poi ha votato delle norme, poi le ha rimesse in discussione. Lì negli anni sono stati prodotti disastri. Ora bisogna andare avanti con piano ambientale, piano industriale e salvaguardia dei posti di lavoro. Non metto in discussione il Governo, ma sento di aiutare il Governo e rivendico anche il diritto di dare un contributo sulle cose da fare. Ora tutti ci si sta interrogando su come risolvere la questione, ma stiamo dando l'impressione di un Paese non credibile e chi vuole investire da noi si spaventa". Lo ha detto il ministro dell'Agricoltura, Teresa Bellanova, intervistata a 24 Mattino su Radio24. "Se non si rimettono le condizioni che c'erano nei patti - ha aggiunto Bellanova - si danno alibi. Bisogna riportare al tavolo i sindacati e Mittal, e il governo deve essere garante dei patti che sono stati sottoscritti. Altrimenti 20mila persone vanno a casa".

Aziende dell'indotto in presidio sotto il Mise: "Già ricorso a cassa integrazione"
Oggi le aziende dell'indotto ArcelorMittal Italia aderenti a Confindustria Taranto tengono, assieme ad una delegazione formata da rappresentanti della Provincia, del Comune di Taranto e dai sindaci  della provincia di Taranto, un presidio davanti al ministero dello Sviluppo economico.

Lo annuncia Confindustria Taranto. "Una delegazione ristretta, guidata dal presidente di Confindustria Taranto, Antonio Marinaro, incontra alle 14 il ministro Stefano Patuanelli, al quale sarà consegnato un documento sulla vicenda ArcelorMittal - annuncia Confindustria Taranto - e lo stesso documento sarà portato all'attenzione, nella stessa giornata, del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte".

A Patuanelli la delegazione illustrerà "la situazione di emergenza in cui le aziende si ritrovano dopo che ArcelorMittal Italia ha lasciato lo stabilimento, senza aver corrisposto alle stesse aziende fornitrici l'ammontare dei crediti maturati, pari a circa 50 milioni di euro. Una situazione gravissima - si afferma - che sta già dando luogo al ricorso alla cassa integrazione per i dipendenti delle stesse imprese. In alcuni casi si parla di licenziamenti. La platea dei dipendenti dell'indotto ex Ilva di Taranto ammonta a circa 6 mila unità. Queste aziende - dice Confindustria Taranto - hanno già sacrificato 150 milioni di euro nel passaggio fra Ilva e Ilva in As, fra il 2014 e il 2015 (crediti confluiti nello stato passivo)".

Confindustria Taranto sostiene che in assenza di soluzioni, le imprese non saranno in grado di assicurare gli stipendi ai dipendenti, motivo per cui "oggi  pretendono delle risposte non più procrastinabili". "Il pericolo stipendi c'è ancora per i nostri dipendenti, vanno bene le notizie dell'Ad Morselli ad Emiliano, vanno bene gli ulteriori controlli che l'azienda ha detto di aver dovuto fare, va bene l'impegno del governatore Emiliano, che ringraziamo, ma se la valuta non arriva, se ArcelorMittal non fa presto i bonifici, gli stipendi non ci sono, ecco perché gli imprenditori restano comunque preoccupati e oggi andiamo dal ministro Patuanelli" commenta Marinaro.

Lunedì consiglio regionale monotematico su ex Ilva
È stata fissata per il prossimo lunedì 18 novembre una riunione monotematica del consiglio regionale pugliese sulla situazione del siderurgico di Taranto. Lo ha comunicato il presidente del consiglio regionale pugliese, Mario Loizzo. Il governatore Michele Emiliano relazionerà sulla vicenda.

Federacciai: "Taranto va salvata"
"Questa storia ci ha insegnato una cosa: non si può gestire una fabbrica del genere sotto assedio, col Paese contro". Alessandro Banzato, presidente di Federacciai, spiega in un'intervista al Corriere della Sera che "il miglior augurio da fare è che ArcelorMittal resti" a gestire lo stabilimento ex Ilva di Taranto perché "serve un player all'altezza e il gruppo franco indiano su questo dà garanzie" perché in ogni caso AM è "il maggior polo siderurgico europeo". Perciò ora "l'importante è che gli impianti non si fermino e si continui con i l piano ambientale" ribadisce al quotidiano di via Solferino.

Ma per raggiungere questo obiettivo, Banzato chiede anche regole certe, e pone delle domande dirette sia alla politica sia al governo: "Che cosa volete fare a Taranto? Quale piano industriale la politica può supportare? Come Paese vogliamo il ciclo integrale co n gli altoforni funzionanti o no? Vogliamo un sistema misto?" E si attende delle risposte precise, in quanto "chiunque avesse in animo di investire lo farebbe solo in presenza di norme chiare e con la garanzia che non vengano cambiate" in corso d'opera.

Pertanto lo scudo penale "è indispensabile" ribadisce il numero uno di Federacciai, che garantisce anche a Taranto è possibile produrre acciaio con il ciclo integrale senza inquinare perché questo già "succede in Spagna, in Germania, in Austria". E sull'ipotesi di una cordata italiana per rilevare l'azienda pugliese, Banzato risponde che "si tratta di una sfida difficile" in quanto "a stragrande maggioranza dei siderurgici italiani non sforna prodotti piani come l'Ilva" e se "in passato ci sono state cordate con player italiani e Cdp" ora, analizza il presidente di Federaccai, "la situazione di mercato è anche più complessa". Tuttavia "i'ipotesi va messa in conto" conclude, aggiungendo anche che "se si taglia la produzione, per chiunque arrivi un domani sarà necessario ridurre anche la forza lavoro".
 
Condividi