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ITALIA

Avviato e subito saltato tavolo

ArcelorMittal. Sindacati: "Andato male incontro con azienda", sciopero di 24 ore

"Noi - dice D'Alò, segretario nazionale Fim Cisl - abbiamo una nuova società ArcelorMittal-Invitalia, frutto di un accordo approvato anche dalla Ue, che però ancora formalmente non esiste. Non è decollata perchè Invitalia, da quanto apprendiamo, deve ancora fare l'intervento sul capitale"

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"L'incontro di oggi con ArcelorMittal è andato male". Lo dichiara Valerio D'Alò, segretario nazionale Fim Cisl, responsabile siderurgia, dopo la rottura di questa mattina tra sindacati e ArcelorMittal Italia al tavolo convocato a Taranto sul nuovo piano industriale. "Noi - sostiene D'Alò - abbiamo una nuova società ArcelorMittal-Invitalia, frutto di un accordo approvato anche dalla Ue, che però ancora formalmente non esiste. Non è decollata perchè Invitalia, da quanto apprendiamo, deve ancora fare l'intervento sul capitale". "Oggi ci siamo trovati davanti solo ArcelorMittal, cioè la parte con cui in questi mesi non siamo mai riusciti a discutere. Lo Stato, che pure è azionista della società, era assente" rincara la dose il Gennaro Oliva, coordinatore di fabbrica Uilm.  I sindacati Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm e Ugl hanno indetto 24 ore di sciopero per il 24 febbraio nel siderurgico. 

"Oggi ArcelorMittal ci ha di nuovo presentato le stesse slide che ci ha illustrato nell'ultimo incontro - spiega D'Alò - ma come è possibile ragionare di investimenti proiettati sino al 2025, cioè la scadenza del nuovo piano industriale, se il discorso relativo al personale dipendente si ferma invece a dicembre 2020? Le due cose non si possono scindere. E quindi abbiamo detto ad ArcelorMittal che in questo contesto non siamo nelle condizioni di fare una discussione di merito sul piano industriale". "Tuttavia - prosegue D'Alo' - siccome l'azienda voleva un confronto sulle situazioni delle singole aree dello stabilimento di Taranto alla luce del nuovo piano industriale, abbiamo detto con le delegazioni territoriali che andava bene, partendo però dai problemi che ci siamo lasciati dietro. Cominciamo intanto a vedere l'oggi. E' così - aggiunge D'Alò - abbiamo chiesto ad ArcelorMittal di ripristinare la quota di rimpiazzo di personale sugli impianti, cosa che avevamo già chiesto in passato, e la risposta aziendale è stata negativa. No, hanno detto, perchè per l'azienda è un altro costo. A questo punto basta, stop discussione".

D'Alò aggiunge che è stato presentato ad ArcelorMittal anche il tema delle imprese dell'indotto-appalto "che di nuovo registrano mancati pagamenti per i lavori effettuati e fatturati, ma pure qui nessuna risposta". Secondo quanto ha appreso dall'agenzia di stampa Agi, da parte aziendale, alla luce del piano industriale presentato e proiettato sino al 2025, piano che prevede una graduale risalita della produzione di acciaio (5 mln di tonnellate nel 2021, 8 mln tonnellate a regime nel 2025), è stata manifestata disponibilità a condividere con i sindacati  il numero di lavoratori utilizzabili proprio in funzione della ripartenza degli impianti. Questo perchè l'aumento di produzione avrà anche un riflesso occupazionale. L'azienda ha anche espresso disponibilità circa la ridiscussione dell'accordo di secondo livello. Ma i due segnali lanciati da ArcelorMittal si sono subito impattati con lo scontro che è seguito tra le parti, affossando così il tavolo. 

Il ruolo di Invitalia, grande assente
Invitalia è partner di ArcelorMittal Italia in base all'accordo raggiunto il 10 dicembre scorso tra l'azienda dell'acciaio e la società espressione del Mef. Quest'ultima, con un intervento nel capitale, è chiamata a realizzare la partecipazione dello Stato in ArcelorMittal Italia. Accordo che qualche giorno fa ha approvato la Commissione Europea.Invitalia, in base all'intesa, controlla pariteticamente con ArcelorMittal Italia la governance dell'azienda che a breve dovrà eleggere presidente e amministratore delegato. Invitalia aveva già partecipato ad incontri con i sindacati prima del via libera della Ue all'accordo.  
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