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ECONOMIA

Taranto

​Ex Ilva, i sindacati rompono le relazioni industriali con ArcelorMittal

Decisione presa dopo il Consiglio di fabbrica

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Fiom, Fim e Uilm hanno deciso di interrompere le relazioni industriali con ArcelorMittal. Secondo quanto si apprende da fonti sindacali, la decisione è stata presa dopo il Consiglio di fabbrica di questa mattina: i sindacati hanno deciso di non confrontarsi più con la multinazionale dell'acciaio.

Il Consiglio di fabbrica, riunitosi dopo la seduta straordinaria di lunedì, era chiamato a fare il punto della situazione dopo la call conference che i sindacati hanno avuto ieri con i ministri Stefano Patuanelli (Mise), Roberto Gualtieri (Mef) e Nunzia Catalfo (Lavoro). Call nella quale il Governo ha bocciato il piano 2020-2025 arrivato venerdì sera da ArcelorMittal giudicandolo inadeguato, insoddisfacente e molto lontano dalla base degli impegni assunti dalla stessa ArcelorMittal con Ilva in amministrazione straordinaria (espressione della proprietà e quindi dello Stato) nell'accordo del 4 marzo scorso.

Dopo le 24 ore di sciopero di ieri terminate questa mattina alle 7, il consiglio ha stabilito l'interruzione delle relazioni industriali con Mittal. Continua infine in fabbrica lo sciopero del sindacato Usb che, sempre contro gli esuberi annunciati dall'azienda, dalle 7 di ieri ha fatto scattare 48 ore di astensione dal lavoro che si concludono alle 7 di domani.

Uilm: dal Governo no soluzioni alternative
"Una situazione che dura da 8 anni, i lavoratori sono esasperati e dal Governo non arrivano soluzioni alternative al piano presentato da Mittal venerdi scorso. ArcelorMittal senza un'esplicita dichiarazione vuole andarsene e portare allo spegnimento gli impianti, licenziare 5mila lavoratori e bloccare il risanamento ambientale. Il Governo deve impedirlo ad ogni costo". Lo dichiara Rocco Palombella, segretario generale Uilm, nel suo intervento a Radio Anch'Io. "ArcelorMittal è leader mondiale nella produzione dell'acciaio - sottolinea - con la decisione di chiudere Taranto può portare la produzione in altri siti europei del Gruppo. La multinazionale vuole acquisire il nostro mercato portando la produzione fuori dal nostro Paese ma questo rappresenterebbe la fine della siderurgia italiana e un disastro ambientale, occupazionale ed economico".

"Prendiamo atto della situazione drammatica - conclude Palombella- e troviamo delle soluzioni alternative a quanto proposto da Mittal. Occorre l'ingresso dello Stato, con ruolo di controllo e co gestione insieme a gruppi imprenditoriali del settore realmente interessati al rilancio dell'ex Ilva, attraverso una produzione che tuteli l'ambiente, che salvaguardi tutti i livelli occupazionali, diretti e indiretti, e il futuro di intere comunita'".

Todde (Mise): lo Stato deve entrare per salvare la filiera
"Lo Stato deve entrare perché è una filiera da salvaguardare e insieme alla filiera c'è un indotto. Dobbiamo trovare partner seri. Il piano di ArcelorMittal è inaccettabile". Così Alessandra Todde, sottosegretaria al Ministero dello Sviluppo Economico, sempre a Radio anch'io.

"La situazione è molto complessa. Tutto il siderurgico in Italia ha un grosso problema - ha sottolineato - Ci sono dei temi di competizione e temi ambientali che vanno risolti. Noi dobbiamo rifondare il siderurgico. Sono crisi stratificate da anni. Non ci sono bacchette magiche, io sono un ingegnere, le soluzioni vanno trovate passo dopo passo, mattone dopo mattone. Bisogna avere un piano strategico relativo al siderurgico in Italia".

Busta paga falcidiata dalla cig
ArcelorMittal ha regolarmente caricato questa mattina sul portale aziendale, nella casella di ciascun dipendente, la busta paga di maggio, compreso quella di coloro che sono in cassa integrazione Covid, e a maggio - secondo dati forniti dall'azienda ai sindacati - erano più di 3.200 su un organico di 8.200. Per i cassintegrati, è un altro mese a 8-900 euro di media. Può oscillare in più o in meno rispetto al livello di inquadramento del dipendente. Per fare un esempio, un quinto livello super percepirà in questo mese circa 1000 euro compresa la rata del bonus aziendale, concordato tempo addietro dai sindacati con l'azienda e diviso in rate, e subirà, rispetto alla paga standard, una perdita di circa 550 euro. Soprattutto se ha fatto l'intero mese di maggio in cassa integrazione. Ma il quinto super è un livello di fascia medio-alta, mentre molti dipendenti sono nei livelli sottostanti e quindi prendono meno, 8-900 euro. Una retribuzione falcidiata che, già da diverse settimane, è fonte di proteste, tensioni e disagio sociale. Se ne è avuta prova lunedì mattina e ieri, quando all'esterno della direzione del siderurgico si e' radunata una folta rappresentanza di operai in cassa. Molti lavoratori hanno raccontato le proprie storie di difficoltà, tra mutui, bollette e famiglie da mantenere, monoreddito, costretti a chiedere aiuto economico ai propri genitori. Il fatto che stamattina i lavoratori abbiano trovato la conferma della busta paga (che va in pagamento il 12 di ogni mese) non era del tutto scontato.

Alla vigilia si erano infatti diffusi tra lavoratori e delegati sindacali timori circa un mancato pagamento da parte di ArcelorMittal, che per quanto riguarda la cassa integrazione la sta anticipando ai dipendenti. Timori certamente frutto di quanto accaduto negli ultimissimi giorni, con l'azienda che ha chiesto dal 6 luglio altre nove settimane di cassa integrazione (questa volta ordinaria e non Covid) per circa 8100 unità a Taranto, nonché presentato al Governo un piano che prevede 3200 esuberi, con la riduzione degli occupati a 7500, e il non reinserimento al lavoro dei cassintegrati di Ilva in amministrazione straordinaria, che sono altri 1800 lavoratori tra Taranto e Genova. Tuttavia, circa il rischio di un mancato pagamento non c'erano in verità delle avvisaglie, né dei segnali, però i timori, a causa del pesante clima generale, erano comunque diffusi. Anche per questo stamattina molti dipendenti ArcelorMittal si sono affrettati a vedere sul portale dell'azienda se ci fosse o meno il cedolino paga. E il fatto di averlo trovato, è stato un focolaio di tensione in meno.

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