POLITICA
Riforme
Il "nuovo Senato" alla prova della Commissione, ma Forza Italia frena
Berlusconi mette i suoi paletti: restano diverse questioni da risolvere. Immunità: Forza Italia e 5 Stelle la bocciano
Sull'immunità le cronache raccontano che durante le audizioni alcuni costituzionalisti avessero invitato a ripristinarla, analogamente a quanto ha detto il presidente emerito della Corte costituzionale, Enzo Cheli. Un invito ad "approfondire" il problema l'aveva fatto anche l'ufficio studi di palazzo Madama e nella discussione diversi senatori avevano sollecitato il ripristino. Ma il nuovo Senato sarà composto da consiglieri regionali e sindaci e, davanti ai diffusi episodi di corruzione, molti hanno gridato allo scandalo a cominciare dal M5S che con Luigi Di Maio ha tuonato contro il "vergognoso privilegio".
La relatrice Anna Finocchiaro aveva lanciato una soluzione, proposta da tempo da diversi studiosi: sia una apposita sezione della Corte costituzionale ad esaminare le richieste dei gip tanto alla Camera che al Senato. Questo era anche l'iniziale emendamento dei relatori, poi modificato nelle trattative con i vari gruppi di maggioranza e opposizione. Sta di fatto che il ministro Maria Elena Boschi ha detto che il tema "non è centrale" e che per lei si può tornare al testo del ddl. Anche il capogruppo di Fi, Paolo Romani, ha disconosciuto la paternità della questione. Al che Calderoli ha rilanciato proponendo l'abrogazione dell'immunità tanto alla Camera quanto al Senato.
Ma al Senato, tra i contrari a tutta la riforma, c'è anche chi punta all'abrogazione dell'immunità anche per i deputati nella speranza che il testo, giunto alla Camera, venga modificato, in modo da far ricominciare l'iter da capo. Oltre a questo insidioso passaggio, c'è anche la partita per venire incontro alle richieste di Forza Italia che, pur condividendo l'impianto degli emendamenti, teme che i meccanismi concreti di elezione dei senatori consegnino un "Senato rosso", visto che il centrosinistra governa quasi tutte le Regioni. La prima richiesta è che in ciascun Consiglio regionale si voti con metodo proporzionale rispetto ai voti ottenuti dai partiti nelle urne e non rispetto ai seggi nei Consigli.
Infatti, le leggi elettorali regionali attribuiscono al vincitore più seggi per garantirgli la maggioranza di governo. Mercoledì, poi, è anche il giorno dell'incontro fra Renzi e i capigruppo di M5S sulla legge elettorale. I 5 stelle con Luigi DI Maio hanno duramente criticato l'accordo del Pd con Lega e Fi. Ha replicato il vicesegretario democratico, Lorenzo Guerini, il quale ha chiarito: "Si parte dall'Italicum" e "non si può ricominciare da zero".