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Coronavirus

Intervistata a Radio 24

​Coronavirus. Lamorgese: "Serve responsabilità, anche da esercenti. Dati migranti non preoccupano"

Luciana Lamorgese (Ansa)
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"Le forze di polizia hanno dimostrato una grande capacità di controllo, con professionalità e umanità", così il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese intervistata a Radio 24.  Durante l'emergenza Coronavirus, ricorda il ministro, "sono stati 24 milioni i controlli fino a giugno".

"È il momento della responsabilità di tutti - aggiunge -. Non può esserci un appartenente alle forze polizia dietro ognuno di noi". "Anche da parte degli esercenti ci vuole senso di responsabilità - prosegue -. Questa è una battaglia che dobbiamo vincere tutti insieme".

"Abbiamo mandato i militari in Sicilia non per il Covid ma per i tanti arrivi e il conseguente bisogno di controlli".  "Nelle strutture di prima accoglienza ci sono 56 mila persone, e i sono positivi 1.238", poco più del 2% degli arrivi.

L'attenzione del Viminale è massima, spiega Lamorgese, ma sul fronte Coronavirus "i numeri non sono preoccupanti rispetto a quelli che vediamo sul territorio. Non è che il Covid lo portano i migranti".

"Il momento è sicuramente difficile", ieri (a Milano) "guardavo nei bar all'aperto e i tavolini erano molto ravvicinati: anche questo sarà oggetto non solo di controlli delle forze di polizia ma anche di attenzione degli esercenti".

"Questa è una battaglia che dobbiamo vincere assieme. Nei mesi trascorsi le forze polizia hanno dimostrato grande capacità di controllo, con professionalità ma anche umanità. Ma non può esserci un poliziotto dietro ognuno di noi: siamo noi che dobbiamo essere responsabili - ha avvertito Lamorgese - e sicuramente con l'aiuto di tutti, esercenti e baristi, penso ad esempio al distanziamento anche tra i tavolini".

L'intervista ad Avvenire
"Il mio obiettivo è arrivare, appena sarà possibile, a una ripresa dei flussi regolari, anche perché questo è il modo più efficace per sottrarre tanti migranti allo sfruttamento dei trafficanti di esseri umani". Lo ha dichiarato la ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, in una intervista al quotidiano Avvenire.

"Abbiamo cercato di non perdere mai di vista due parametri di riferimento fondamentali in tema immigrazione: la dignità delle persone che vengono accolte e la sicurezza delle comunità che accolgono", ha detto la responsabile del Viminale al giornale della Cei.

"Abbiamo ridisegnato un sistema di accoglienza e integrazione (Sai) capillare, diffuso in piccoli centri presenti in tutte le regioni, in cui gli immigrati hanno un nome, i documenti, un domicilio certo e magari anche la possibilità di essere impiegati regolarmente o di essere reclutati per lavori socialmente utili".

Spiega ancora Lamorgese: "I precedenti decreti avevano stressato il sistema di accoglienza al punto di renderlo inefficace perché, di fatto, sono stati esclusi dai centri moltissimi immigrati finiti in una terra di nessuno in condizioni di precarietà e clandestinità".   

Nell'intervista la ministra dell'Interno ha parlato anche delle Ong e delle associazioni umanitarie impegnate nel soccorso in mare ai migranti. "Chiunque si trovi ad operare salvataggi in mare comprese le Ong, deve agire in un quadro normativo di riferimento e rispettare le regole", ha detto.

"Stabilire un perimetro per le operazioni Search and Rescue non significa criminalizzare: tant'è che, nel nuovo decreto, il provvedimento di divieto o di limitazione del transito e della sosta per le navi nel mare territoriale, per ragioni di ordine e sicurezza pubblica o di violazione delle norme sul traffico dei migranti, non si applica alle operazioni comunicate ai competenti centri di coordinamento e allo Stato di bandiera ed effettuate nel rispetto delle prescrizioni impartite dagli organi interessati", ha aggiunto.
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