Coronavirus
Emergenza nelle strutture di accoglienza
Coronavirus, la mappa dei focolai in Italia: attenzione su Sicilia e Basilicata
Il nuovo fronte della lotta al coronavirus è rappresentato dai focolai che si accendono a macchia di leopardo sul territorio nazionale. Alcuni solo temuti, per ora, come quello di Modica dove per alcuni giorni ha lavorato in trasferta una escort peruviana poi risultata positiva al suo ritorno a casa in Umbria. Altri in via di contenimento, come quelli in due macelli della provincia di Cremona dopo lo screening dell'Ats che avrebbe escluso il peggio.
Dal Vicentino a Mondragone, da Bologna a Roma, le cronache hanno fatto registrare nelle ultime settimane, quasi tutti i giorni, nuovi allarmi. La nascita di focolai in varie parti d'Italia, secondo il direttore generale Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, indica una continua circolazione virale per cui "bisogna continuare a mantenere comportamenti adeguati" e "soprattutto portare le mascherine nei luoghi pubblici e mantenere il distanziamento sociale".
Un episodio che aveva suscitato clamore nei giorni scorsi era quello dell'imprenditore nel Vicentino che dopo un viaggio di lavoro in Serbia, dove era entrato in contatto con un positivo, era tornato a lavorare con 38 di febbre e sintomi riconducibili al coronavirus, senza negarsi tra le altre cose una festa di compleanno e un funerale e rifiutando per giorni il ricovero per poi arrendersi solo con il peggioramento della malattia. Risultato: 5 positivi collegati all'imprenditore, 52 contatti messi in quarantena preventiva a Vicenza e 37 in quella di Verona.
Molto più esteso il focolaio in Emilia Romagna, scoppiato nel magazzino di un'azienda di logistica, la Brt, ex Bartolini. Venuto alla luce il 26 giugno, il focolaio aveva totalizzato 117 casi positivi, dieci dei quali tra gli ospiti di un Centro di Accoglienza Straordinaria per richiedenti asilo collegati agli operatori dell'azienda.
Anche il Lazio è stato costretto a far fronte a diversi focolai dalla ripartenza a oggi: esaurito quello più grave, partito dall'istituto di ricovero e cura San Raffaele Pisana, che ha portato a oltre 120 casi e 5 decessi, aveva destato preoccupazione il mini-cluster in un palazzo occupato alla Garbatella, nel cuore di Roma. Poi il caso del ristorante a Fiumicino, dove un inserviente di ritorno dal Bangladesh ha contagiato i colleghi e i proprietari del locale, scatenando una corsa al tampone per molti avventori e quello, minore, in zona Casilino, dove è bastata una cena di classe per far scattare l'allarme.
A questi si aggiunge il focolaio a Mondragone, nel Casertano, dove nei palazzi ex Cirio è partita una catena di contagio che ha prodotto 75 casi, diversi episodi di tensione con i residenti e la proclamazione della zona rossa da parte del governatore De Luca.
Altri focolai, più o meno rilevanti, si sono sviluppati in altre aree. Tra questi quello di Predazzo, in Trentino, dove un cittadini kosovaro di ritorno dal suo paese, eludendo la prescrizione dell'autoisolamento, ha organizzato una festa con i suoi connazionali, prima di accusare i sintomi del virus causando in poche ore 8 contagi.
Diversa l'origine del focolaio lucano. Ventidue migranti attualmente in Basilicata, arrivati nei giorni scorsi dalla Sicilia, sono risultati positivi al coronavirus. E' emerso dai tamponi eseguiti nelle scorse ore. I 22 contagiati si aggiungono ai 3 già accertati nei giorni scorsi. Tutti sono in isolamento nelle strutture di accoglienza.