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POLITICA

Cuperliani in rivolta

Sicilia, nasce il Crocetta bis: scintille nel PD

La nuova giunta Crocetta nasce intorno a mezzanotte: sei nuovi assessori, sei conferme. Un nuovo governo che nasce con un canale privilegiato con il PD nazionale. E in Sicilia è alta tensione con i cuperliani

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Sicilia Sei nuovi assessori, sei conferme. Il secondo governo della Sicilia guidato da Rosario Crocetta prende forma poco prima della mezzanotte, al termina di una lunga e tesissima giornata. Fallito il vertice di maggioranza convocato nel pomeriggio per varare il Crocetta bis, il presidente della Regione Sicilia ha deciso di andare avanti da solo dopo aver incassato l'invito della Cisl e della locale Confindustria ad andare avanti da solo. 

I nuovi nomi della giunta 
Nel Partito Democratico c'è un clima da resa dei conti dopo che Crocetta ha scelto il manager Roberto Agnello per l'Economia, in quota Pd, e il renziano Salvatore Calleri per l'Energia, coltivando così un canale privilegiato con il Pd nazionale di Davide Faraone, incaricato da Renzi di lavorare alla crisi siciliana, lasciando da parte quello siciliano di Fausto Raciti. Oltre a Calleri e ad Agnello nella nuova squadra di Crocetta i nuovi nomi sono quelli di Giuseppe Bruno (Pd), Nico Torrisi (Udc), Antonio Fiumefreddo per i Drs e Paolo Ezechia Reale (Articolo 4). Questi gli assessori confermati: Michela Stancheris (Megafono), Nelli Scilabra (Pd), Patrizia Valenti (Udc), Mariarita Sgarlata (Pd) e, in quota Crocetta, Lucia Borsellino e Linda Vancheri.

Lo scontro in seno al PD
Sulla nuova giunta Crocetta incombe la bufera esplosa nel PD con i cuperliani, come lo stesso Raciti, che non hanno dato copertura politica all'operazione e minacciano battaglia alla direzione del partito, prevista per oggi. Una linea che alimenta la possibilità di un governo del presidente in stretto contatto con il PD nazionale che - dicono fonti del Nazareno - vuole chiudere al più presto la vicenda del Crocetta bis e uscire quanto prima dallo stallo. Dice infatti Crocetta: "Faraone mi ha chiesto di fare presto - ha detto il governatore - aspettare ancora significava sgretolare il tessuto sociale della Sicilia e incancrenire lo scontro tra i partiti, la Regione rischiava di sprofondare nelle sabbie mobili, sfidando la collera dei poveri".

L'impasse siciliana
La giornata di ieri ha visto l'ennessimo scopprio di proteste, con Confindustria Sicilia, Cisl e Uil che invocavano lo sbloccodella situazione: ci sono 30 mila dipendenti di enti regionali che da tre mesi non vedono uno stipendio, le imprese vantano crediti per un miliardo di euro
 
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