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POLITICA

La scelta, "A luglio conferenza con Cofferati e il leader di Possibile"

Fassina: "Addio al Pd, ora sinistra di governo con Civati"

"L'obiettivo è ora ricostruire una sinistra di governo che non sia subalterna al liberismo economico e ai poteri forti" annuncia l'ex viceministro del governo di Enrico Letta che sollecita un'interlocuzione con la "coalizione sociale" del leader Fiom Maurizio Landini

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"Fassina Chi?" fu il preludio ad "Enrico stai Sereno". Era gennaio 2014 e il non ancora premier e già segretario Pd Matteo Renzi affilava le armi con Stefano Fassina, vice ministro dell'Economia del governo di Enrico Letta. Finì di lì a poco con le dimissioni prima di Fassina e di Enrico Letta poi e con l'ascesa di Renzi a Palazzo Chigi. 

Da allora, la polemica tra il nuovo premier e l'ex allievo di Bersani e Vincenzo Visco al Nens è stata costante. Ora, dopo la decisione del governo di porre la questione di fiducia sul ddl scuola, l'economista Stefano Fassina rompe gli indugi e lascia il partito. "E' stata una scelta sofferta, una scelta di vita" spiega Fassina al suo nuovo compagno di strada Pippo Civati. Il deputato di Monza ha da poco presentato un nuovo soggetto politico: "Possibile", ispirato al "Podemos" spagnolo. A luglio viene annunciata una conferenza anche con Sergio Cofferati, ex leader Cgil. 

L'obiettivo, secondo l'ex viceministro "è ricostruire una sinistra di governo che non sia subalterna al liberismo economico e ai poteri forti". Tra gli interlocutori della nuova iniziativa anche il leader Fiom Maurizio Landini:  "Più volte Landini stesso ha detto di non voler fare un
partito- ricorda Fassina- vogliono costruire una forza che solleciti e determini risposte dalla politica. Noi sul piano della rappresentanza politica vogliamo interloquire con quelle". 


"Ddl scuola ennesima forzatura"
“Servivano quattro correzioni profonde per migliorare il ddl sulla scuola e questo non è avvenuto”, sottolinea Fassina, “si è messa la fiducia, si è chiusa ogni possibilità di dialogo e si è voluta fare l’ennesima forzatura. La scuola è solo l’ultimo passaggio di una vicenda”, conferma Fassina stesso, “dopo la delega lavoro e il cosiddetto Jobs act, non abbiamo condiviso le riforme costituzionali e legge elettorale”.
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