Coronavirus
Il Ministro alla Salute a Rai3
Speranza: a febbraio studio per essere pronti ad affrontare emergenza
"Io ho riunito la nostra task force il 22 gennaio, abbiamo iniziato a lavorare ed è stato elaborato uno studio ipotetico in caso di arrivo del virus. Era articolato su varie ipotesi, migliori e anche largamente peggiori" rispetto a quanto successo in Italia. "Lo studio è stato elaborato a febbraio - ha ricordato Speranza - e sono state indicate anche alcune misure di reazione. Penso sia stato un merito aver elaborato questo studio. Il 21 febbraio abbiamo firmato l'ordinanza nell'area del Lodigiano, eravamo pronti proprio perché avevamo fatto uno studio di previsione. Quello che abbiamo capito subito è che bisognava intervenire con durezza, altrimenti il prezzo anche in termini di vite sarebbe stato molto più salato di quello che già stiamo pagando. Nel mondo ci guardavano pensando 'cosa stanno combinando'. Dopo poche settimane la stragrande maggioranza dei Paesi hanno adottato esattamente le stesse misure italiane.
Durante i lavori della task force sul nuovo coronavirus, istituita al Ministero della Salute il 22 gennaio spiega lo stesso ministero in una nota - è emersa la necessità di elaborare, a cura della Direzione Programmazione del Ministero della Salute, dell'Istituto Superiore di Sanità e dell'INMI Spallanzani, uno studio sui possibili scenari dell'epidemia e dell'impatto sul Sistema sanitario nazionale, identificando una serie di eventuali azioni da attivare in relazione allo sviluppo degli scenari epidemici, al fine di contenerne gli effetti. Il 12 febbraio, la prima versione di questa analisi, successivamente aggiornata fino al 4 marzo, è stata presentata al Comitato Tecnico-Scientifico per il necessario approfondimento. In quella fase tutti i lavori del Comitato Tecnico Scientifico si sono svolti in forma riservata".
Va ricordato, sottolinea il ministero - che ancora il 14 febbraio l'ECDC, l'Agenzia dell'Unione Europea per la prevenzione e il controllo delle malattie, in un suo documento ufficiale, dava come "bassa" la possibilità di diffusione del contagio in Europa. E in quel momento i contagi in Italia erano 3, tutti importati dalla Cina, e i casi in Europa erano 46. Questo lavoro di studio e approfondimento ha poi contribuito alla definizione delle misure e dei provvedimenti adottati a partire dal 21 febbraio, dopo la scoperta dei primi focolai italiani".