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POLITICA

Il premier alla segreteria del Pd al Nazareno

Jobs Act, Renzi: "Non temiamo franchi tiratori al Senato"

Il presidente del Consiglio sull'ipotesi di cambiare il ticket Violante-Bruno per l'elezione dei due giudici di nomina politica alla Consulta: "E' una valutazione che spetta al Parlamento". Zanda (Pd): "Da martedì prossimo verso inizio voto delega al Senato su Jobs Act"

Matteo Renzi
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Matteo Renzi non crede che ci saranno franchi tiratori al Senato sul Jobs Act. Lo ha detto lui stesso arrivando al Nazareno per la segreteria del Pd. "Ieri sera - ha detto il premier ai cronisti - c'è stata una discussione seria, lunga, al termine della quale il partito si è espresso. Ora si tratta di definire il documento nelle varie fattispecie". Per quanto riguarda la Consulta, a chi gli ha chiesto se cambierà il ticket Violante-Bruno per l'elezione dei membri di nomina politica, il presidente del Consiglio risponde che la valutazione rimane di competenza del Parlamento. 

L'Aula del Senato - fa sapere il capogruppo del Pd a Palazzo Madama, Luigi Zanda, - inizierà a votare il ddl delega Jobs Act a partire da martedì prossimo. Ed è inoltre possibile - aggiunge Zanda - che il governo presenti un emendamento che raccolga l'ordine del giorno approvato ieri dalla direzione del pd. A partire dalla presentazione del testo, scatterà il termine per i relativi subemendamenti".

Landini chiede confronto pubblico con Renzi sul Jobs Act
Intanto, dalle colonne di Repubblica, il segretario della Fiom Cgil, Maurizio Landini, chiede a Renzi un confronto pubblico sul Jobs Act. "Chiedo a Renzi un confronto pubblico, scelga lui dove e come, purché sia pubblico. E' ora di fare un'operazione verità, di dire le cose come stanno, a partire dall'articolo 18". Per Landini con il Jobs Act il premier "ha assunto tutte le richieste dei poteri forti".  Il sindacalista non legge come un'apertura l'annunciato reintegro anche nel caso di licenziamento per motivi disciplinari: "Non prendiamoci in giro, nel discorso di Renzi, per quanto riguarda l'articolo 18 non c'è nessuna novità. Siamo di fronte ad un ulteriore spacchettamento della norma dopo quello gia' operato dalla Fornero". Il giudice che decide per il reintegro "lo fa - spiega - perché considera false le motivazioni che hanno portato al licenziamento. Se annullo il reintegro vuol dire che l'azienda, anche con motivazioni false, può licenziare e che l'onere della prova cade sulle spalle del lavoratore". Piuttosto, suggerisce, "Renzi faccia un decreto sul rientro dei capitali, sul riciclaggio, sul falso in bilancio, sugli appalti. Il taglio dell'articolo 18 interessa solo alla Confindustria e non serve".
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