POLITICA
Bruxelles
Manovra, Renzi: la sostanza non cambia, tocca a Ue dire cosa non convince
Dopo il Consiglio europeo parla il presidente del Consiglio italiano: "La manovra non cambia". "Sui migranti le parole non bastano, aspettiamo fatti". Per renzi la risoluzione dell'Unesco su Gerusalemme è "inaccettabile"
Oggi comunque "non abbiamo discusso di legge di bilancio, se non per il punto in cui si riconoscono gli sforzi dei Paesi in prima linea sui migranti".
“Che l’Italia rischi una infrazione dalla Ue sulla legge di bilancio”, ha affermato con un velo d’ironia il presidente del Consiglio, “è un’analisi suggestiva” ed ha aggiunto: "solo in Italia si pensa che una valutazione dialogica sia vista come un dramma. Solo da noi si immagina che la lettera della Commissione sia chissà che cosa".
"Sull'immigrazione se c'è una procedura di infrazione dovrà esserci per i Paesi che non stanno rispettando le decisioni del Consiglio Europeo. Noi avevamo avuto un inizio di procedura di infrazione sugli hotspot e ci siamo messi in regola. Facciamo un grande lavoro, e non possiamo pensare che sia a senso unico".
In conclusione, dice Renzi "è stato un Consiglio europeo ordinario, di routine. Sull'immigrazione c'è stata qualche parola buona ma le parole non bastano e noi ci aspettiamo i fatti. È stato preso l’impegno che entro il mese di dicembre ci saranno o primi segnali sull'Africa.
"Inaccettabile" la risoluzione su Gerusalemme. Israele ringrazia
Sul punto che riguarda il voto sulla risoluzione Unesco su Gerusalemme, Renzi ha tenuto a precisare che pensa che “si debba ridiscutere e riflettere. A nostro avviso si è fatto un errore. Comprendiamo le considerazioni di tutti, ma sostenere quello che sostiene quell'atto è francamente impossibile". Un voto "allucinante", dice ancora, una risoluzione "inaccettabile" che va "contro Israele". L'Italia ha commesso un "errore" andando "in automatico". Ma su questi temi, "se c'è da rompere l'unità europea, che si rompa". Un attacco durissimo che arriva a tre giorni dal voto del documento, sul
quale l'Italia si è astenuta. E che gli fa guadagnare la gratitudine di Israele, ma anche una marea di polemiche in casa, con la richiesta di dimettersi o di far dimettere il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni.