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ITALIA

Accordo raggiunto in Ue sulla missione

Migranti. Proroga di 6 mesi per l'operazione Sophia, ma senza navi

Rafforzate le attività di pattugliamento aereo e di addestramento-supporto alla guardia costiera libica. Comando a Italia

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La missione Sophia andrà avanti per altri sei mesi durante i quali sarà però temporaneamente sospeso l'impiego di unità navali. È quanto prevede l'intesa raggiunta ieri dagli ambasciatori dei 28 riuniti nel Comitato politico e di sicurezza Ue (cops) che oggi ha ricevuto luce verde dalle capitali Ue. Lo si è appreso da fonti europee.
 
La sospensione dell'attività di pattugliamento del Mediterraneo centrale condotta finora con unità navali, secondo le informazioni raccolte a Bruxelles, è la conseguenza dell'impossibilità di trovare un accordo tra i 28 sullo sbarco anche in porti diversi da quelli italiani delle persone salvate in mare. Una richiesta avanzata fin dall'estate scorsa dal governo di Roma.

Saranno invece rafforzate le altre attività della missione Sophia, cioè quelle di pattugliamento aereo e di addestramento-supporto alla guardia costiera libica. Inoltre, secondo l'accordo odierno, si continuerà a cooperare con le organizzazioni internazionali e le autorità libiche per assicurare adeguata protezione ai rifugiati in Libia. Il comando della missione, il cui mandato resta formalmente immutato, continuerà a essere affidato all'Italia.

Operativamente sarà il Cops a dare al comandante della missione, l'ammiraglio Enrico Credendino, l'ordine di ritirare da Sophia le unità navali attualmente in mare. La missione Eunavformed Sophia è stata lanciata dal Consiglio Ue nel 2015 e lo scorso dicembre il suo mandato è stato prorogato di tre mesi, cioè fino al 31 marzo prossimo. il suo mandato prevede la lotta ai traffici illegali, in primo luogo quelli di esseri umani. In caso di avvistamenti di naufraghi o barconi in mare, gli aerei di pattuglia sul Mediterraneo centrale avviseranno il comando centrale dell'operazione che a sua volta contatterà le autorità del paese competente.

In che cosa consiste la Missione Sophia
La missione Sophia (denominazione ufficiale European Union Naval Force Mediterranean, Eunavfor Med) èun'operazione militare lanciata nel maggio del 2015 dall'Unione europea in conseguenza dei tragici naufragi avvenuti nell'aprile di quell'anno che hanno coinvolto diverse imbarcazioni che trasportavano migranti e richiedenti asilo dalla Libia. Lo scopo dell'operazione era quello di neutralizzare le consolidate rotte della tratta dei migranti nel Mediterraneo. La sede operativa è situata a Roma e il suo mandato include l'attuazione dell'embargo alle armi alla Libia e l'addestramento della guardia costiera libica. Le attività condotte dall'operazione Sophia sono volte anche a contribuire alla stabilizzazione del Paese nordafricano. Finora la missione poteva contare su tre unità navali e otto supporti aerei. Le operazioni di ricerca e soccorso in mare non rientrano nel mandato di Sophia, ma le sue navi fino ad oggi potevano essere coinvolte in salvataggi dei migranti, come previsto dal diritto internazionale del mare e su istruzione del centro di coordinamento di soccorso marittimo competente. Gli Stati che contribuiscono a Sophia sono 27. L'attuale mandato scade tra pochi giorni, il 31 marzo.

Oggi, come detto, a Bruxelles gli ambasciatori dei Stati membri hanno raggiunto un compromesso che prevede che la missione andrà avanti per altri sei mesi, ma senza l'apporto delle navi, causando però non poche perplessità in seno alla stessa Commissione Ue. Da mesi il governo italiano chiedeva una revisione delle regole operative, mentre a fine gennaio dure critiche erano arrivate da Berlino, che aveva accusato Roma di aver stravolto il mandato dell'operazione e aveva "sospeso" l'invio di una nave nel Mediterraneo originariamente destinata alla missione. L'operazione deve il suo nome a quello di una bambina data alla luce da una donna somala su una delle sue navi.
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