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ITALIA

Tragedia

Naufragio di migranti, gli scafisti restano in carcere. Si valuta il recupero del relitto

Restano in carcere i due presunti scafisti del naufragio al largo della Libia in cui sarebbero morti oltre 750 immigrati. Il gip di Catania, accogliendo la richiesta della Procura, ha convalidato il fermo ed emesso un ordine di custodia cautelare in carcere nei confronti del comandante del peschereccio, il tunisino Mohammed Alì Malek, e un componente dell'equipaggio, il siriano Bikhit Mahmud

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Il gip di Catania ha convalidato i fermi dei due presunti scafisti del barcone naufragato al largo della Libia. Disposta la custodia cautelare in carcere. Accolte, dunque, le richieste della procura diretta da Giovanni Salvi. Intanto, "la marina militare si è detta disponibile ad effettuare una missione ricognitiva per compiere accertamenti sul relitto. A conclusione valuteremo l'opportunità di procede ad un recupero del relitto", ha detto il procuratore della Repubblica di Catania Giovanni Salvi. 

Incidente probatorio
Prosegue l'incidente probatorio nell'ambito dell'inchiesta della Procura sul naufragio di un barcone al largo della Libia in cui sarebbero molti oltre 750 migranti. Era stato richiesto per sentire, tra i sopravvissuti, i testimoni che accusano un tunisino e un siriano di essere, rispettivamente, il comandante e un componente l'equipaggio del peschereccio. In aula sono presenti anche i due presunti scafisti.

Il fermo
"Il gip ha convalidato il fermo e disposto la carcerazione - spiega alla stampa il procuratore di Catania Giovanni Salvi - riconoscendo il ruolo dei due soggetti come capitano e membro dell'equipaggio". Il capitano "ha determinato - ha aggiunto - con manovre errate l'affondamento del barcone enormemente sovraccarico. Nessuna responsabilità - ha ribadito - a carico del capitano della nave portoghese che ha collaborato molte ore per il recupero dei naufraghi". "Nell'incidente probatorio è stato fatto un dettagliato racconto dell'intero viaggio dalla partenza al naufragio. I migranti sono stati tenuti a lungo rinchiusi prima di essere imbarcati e sottoposti a episodi di violenza per mantenere l'ordine e per farli entrare in stiva".    

Le accuse
Il presunto capitano del peschereccio, il tunisino 27enne Mohammed Alì Malek, risponde di naufragio colposo, omicidio colposo plurimo, sequestro di persona, aggravato dalla presenza di minori, e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. L'aiutante del comandante, Mahmud Bikhit, siriano di 25 anni, risponde solo di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Quest'ultimo nei giorni scorsi ha accusato il tunisino che ha respinto ogni responsabilità. 
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