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ITALIA

L'inchiesta sulla tragedia

Naufragio, l'orrore nei racconti dei sopravvissuti: "Uccisi a bastonate prima del viaggio"

I migranti tratti in salvo descrivono scene disumane avvenute in Libia. A Catania l'udienza per la convalida del fermo dei due presunti scafisti, che negano gli addebiti. A Malta i funerali delle vittime

I presunti scafisti: Mohammed Ali Malek e Bikhit Mahmud (Lapresse)
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Catania Racconti agghiaccianti, frasi che descrivono scene disumane. I sopravvissuti al naufragio al largo della Libia stanno ricostruendo il quadro di violenza e sopraffazione al quale dicono di essere stati sottoposti nel paese africano prima della partenza. Intanto a Catania si è tenuta l'udienza di convalida del fermo emesso dalla Procura distrettuale per i due presunti scafisti e il gip dovrà decidere sulla richiesta di custodia cautelare nei loro confronti.

Riuniti vicino a Tripoli, trasbordati in gommone 
I sopravvissuti hanno spiegato che i migranti furono inizialmente concentrati in una fattoria nei pressi di Tripoli. Quindi furono portati con dei furgoni fino alla costa e qui trasbordati con un gommone di grosse dimensioni sul peschereccio. Provenivano da diversi paesi e hanno detto di aver pagato somme molto diverse per il viaggio, tra 1000 dinari libici e 7mila dollari.
 
I racconti: bastonature e uccisioni
Durante la permanenza nella fattoria, che per alcuni si è protratta per oltre un mese, si sarebbero verificate violenze con l'uso di bastoni su migranti che non erano pronti ad obbedire agli ordini. Le bastonature avrebbero provocato alcuni decessi, mentre altre persone sarebbero morte di stenti. Secondo una fonte, un ragazzo sarebbe stato ucciso durante il trasporto dalle coste al peschereccio perché si era alzato senza permesso sul gommone. Il suo cadavere sarebbe stato buttato in acqua.

Udienza di convalida del fermo a Catania 
I loro racconti saranno passati al vaglio dagli investigatori. Oggi si è tenuta l’udienza di convalida del fermo emesso dalla Procura distrettuale nei confronti del tunisino Mohammed Alì Malek, accusato di essere il “comandante” del peschereccio, e del siriano Bikhit Mahmud, ritenuto un componente dell'equipaggio. La decisione del Gip è attesa per domattina.

I presunti scafisti negano gli addebiti 
Secondo un bengalese sopravvissuto al naufragio, il comandante durante la navigazione "aveva un'arma e un bastone che usava per controllare i migranti a bordo". I due presunti scafisti hanno però negato ogni addebito e hanno riferito di essere passeggeri come gli altri, come hanno raccontato i loro legali. Il siriano accusa tuttavia l'altro indagato, dicendo che era effettivamente il "comandante", che aveva "una cabina con vetri tutta a sua disposizione" e dava ordini.

Funerali delle vittime a Malta 
A Malta si sono intanto tenuti i funerali delle vittime della tragedia. È stata una cerimonia interreligiosa, officiata dal vescovo di Gozo Mario Grech e dall'Imam della comunità musulmana maltese El Sadicon, con 24 bare allineate in un tendone. Al loro interno, i corpi senza nome recuperati dopo il naufragio. Tutti gli altri – centinaia – sono invece “sepolti” in fondo al Mediterraneo. A rappresentare l’Italia era il ministro dell’Interno, Angelino Alfano.
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