ITALIA
Accusato di istigazione a delinquere
No Tav, al via il processo a Erri De Luca. Il difensore: processo politico alla libertà di parola
"La Tav va sabotata" e "le cesoie servivano per tagliare le reti", sono le espressioni usate dallo scrittore 64enne al centro del processo per istigazione a delinquere. Prima dell'inizio dell'udienza - in aula numerosissimi attivisti No Tav - firmava autografi in mezzo al presidio che distribuiva copie gratuite del libro in cui spiega la sua posizione
L'avvocato: processo politico
L'aula è gremita di attivisti No Tav arrivati per ascoltare l'udienza. Durante il processo l'avvocato di Erri De Luca, Gianluca Vitale, lo ha definito "un processo politico", contro la libertà d'espressione e contro il movimento No Tav.
Erri De Luca: No Tav, lotta più democratica che conosco
"Più democratica e civile della lotta dei No Tav non ne conosco": è quanto ha detto lo scrittore prima di entrare in aula.
Prima dell'udienza De Luca cita Gandhi: sabotare, azione nobile
Poco prima dell'inizio dell'udienza lo scrittore ha risposto alle domande dei giornalisti citando Gandhi per rivendicare la sua scelta di appoggiare la lotta No Tav: "Sottolineo il dono per la nobiltà della parola sabotare, la usava Gandhi: il verbo è nobile - ha detto - ha un significato molto più ampio dello scassamento". Più nello specifico, tornando alle accuse, Erri De Luca si chiede: "Vorrei sapere se ho istigato qualcuno e chi" e rivendica il sabotaggio utilizzato come arma politica. Lo fece lui stesso, ricorda, quando partecipò alla lotta operaia che bloccò Mirafiori, negli anni Ottanta.
Perchè è accusato di istigazione a delinquere
"La Tav va sabotata" e "le cesoie servivano per tagliare le reti" del cantiere di Chiomonte. De Luca è sotto accusa per queste frasi, un attacco alla libertà di opinione, sostiene lo scrittore 64enne che non chiamerà né testimoni né periti che dimostrino la tesi secondo cui la Tav è inutile e dannosa. Più di una volta ha parlato di processo alle parole - qui lo cita anche il Guardian, tra i tanti giornali stranieri che seguono il caso - e non lo ritiene quindi necessario.
Le 47 condanne di ieri
Accolto da un coro di Bella Ciao e Vergogna, ieri si è concluso il maxi processo per due episodi della la rivolta in Val di Susa dell'estate 201. Il primo è del 27 giugno le forze dell'ordine, facendosi strada tra una fitta sassaiola, sgomberarono con le ruspe e i lacrimogeni il vasto presidio allestito dai No Tav dove ora c'è il cantiere di Chiomonte. Il secondo, avvenuto il 3 luglio, riguarda l'assaluto alle recizioni. "E' l'estremo tentativo di fare fuori il movimento No Tav", ha commentato il leader storico Alberto Perino. "Si è stabilito il primato della legalità", sono state le parole del Ministro Lupi. Le pene vanno da multe di 250 euro ai 4 anni e messo inflitti a due imputati tra cui Paolo Maurizio Ferrari - ex brigatista 70enne passato poi alla lotta in Val di Susa.