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POLITICA

Da luglio stipendi più alti per 16 milioni di lavoratori

Zingaretti agli alleati: "Abbiamo meno tasse e più salari" ora "unità alle Regionali"

Sul possibile taglio dell'Iva la posizione è di grande cautela

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"Le tasse? Noi le abbiamo abbassate. Dal 1° luglio ci saranno stipendi più alti per 16 milioni di lavoratori grazie alla determinazione del Pd per la legge di bilancio del 2020. Da settembre non ci sarà più il superticket sulla sanità. Questo governo ha già abbassato le tasse e aumentato i salari". Lo scrive Nicola Zingaretti sulla sua pagina Facebook. "Con la stessa determinazione la maggioranza dovrebbe chiudere dei capitoli aperti da troppo tempo, legati alla rinascita italiana: penso ad Alitalia, ad Autostrade o all'ex Ilva di Taranto. Lo hanno detto tutti, anche il presidente Conte, ma ora bisogna davvero chiudere. Questi sono i primi fatti concreti di vera ripartenza e di rinascita italiana", aggiunge il segretario dem.

Taglio dell'Iva
Il taglio dell'Iva agita il governo. L'idea di Giuseppe Conte raccoglie la freddezza di Pd e Italia Viva. L'accenno alla possibilità di operare un taglio dell'Iva, fatto dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, non è piaciuto ai dirigenti dem che puntano al taglio del cuneo fiscale per le imprese dopo averlo assicurato ai lavoratori. Anche il ministro dell'Ecomomia, Roberto Gualtieri, invita alla cautela. ​

Maretta per le Regionali
"Le alleanze intorno ai candidati sostenuti dal Pd sono le uniche che possono fermare le destre, il resto è l'eterno ritorno di vizi antichi di una degenerazione della politica personalistica e autoreferenziale. Tafazzi non è stato inventato per caso. Questa è la verità". E' l'appello lanciato poi da Zingaretti, all'indomani delle candidature unitarie del centrodestra alle Regionali, a fronte di candidature separate da parte della forze di maggioranza.



Allarme da destra
Il rischio di consegnare il Paese alla destra è concreto: l'allarme nel Partito democratico è scattato dopo la scelta di Italia viva di sostenere un candidato alternativo a Michele Emiliano in Puglia. Per questa ragione Zingaretti ha rotto gli indugi definendo "ridicoli" gli argomenti che ancora frenano le alleanze del centrosinistra unito nelle regioni: "Le destre combattono unite in tutte le Regioni, anche se spesso all'opposizione sono divise. Per fortuna con candidati deboli, contestati e già bocciati in passato dagli elettori. Invece tra le forze politiche unite a sostegno del Governo Conte prevalgono i no, i ma, i se, i forse, le divisioni. Il motivo è ridicolo: si può Governare insieme 4 anni l'Italia, ma non una Regione o un Comune perché questo significherebbe alleanza strategica. Ridicolo!".

Il caso Puglia
La posta è alta perché si giocherà in piena Fase 3, in autunno, quando le iniziative del governo per fronteggiare la crisi saranno messe alla prova dei fatti. Al momento i renziani in Puglia non appoggiano il governatore uscente, Michele Emiliano, mentre il Movimento 5 stelle a Napoli ha già presentato una sua candidata. Solo in Liguria potrebbe prospettarsi l'alleanza tra Pd e M5s. Per questo, Nicola Zingaretti e il suo stato maggiore sono sempre più convinti che occorra un centro sinistra unito, compatto per fronteggiare la destra che, proprio in queste ore, ha trovato la quadra sui nomi dei candidati nelle regioni e sullo schema per quelli nei comuni. Certo, come rileva Michele Emiliano, il centro destra non fa primarie. E' altrettanto vero, però, che la possibilità di vedere insieme Pd, Leu, Italia Viva e M5s si complica di ora in ora.

Trattative in Liguria e Campania
Ancora aperta la partita del candidato in Liguria, dove Leu e M5s sono fermi sul nome del giornalista Ferruccio Sansa, in attesa che il Partito democratico faccia un nome alternativo. Centro sinistra diviso, almeno al momento, anche in Campania dove il M5s sosterrà Valeria Ciarambino, mentre il Partito democratico e Articolo 1 (Sinistra Italiana non ha ancora scelto) appoggiano Vincenzo De Luca contro il candidato di centro destra, Stefano Caldoro, in una riedizione della sfida del 2015.

Ancora apertissime, per il Pd e il centro sinistra, le ipotesi in Toscana e Marche. In uno scenario così frastagliato, il timore dei dem è che a pesare sul risultato e sul governo possano esserci anche le misure adottate per il rilancio economico. Le risorse messe in campo, dal governo e dall'Unione Europea, sono importanti ma, per essere efficaci, occorre che vengano indirizzate al meglio. E' questa la principale preoccupazione dei dem e su questo sembra aprirsi un nuovo fronte nella maggioranza.

Attacco al segretario
Con il Pd impegnato sul doppio fronte delle misure per la ripartenza e della ricerca di una soluzione per le alleanze locali, i dem fanno muro in difesa del segretario, oggetto dell'attacco di Giorgio Gori. In ambienti parlamentari si commenta la mossa del sindaco di Bergamo come "precipitosa" e "intempestiva". Perché, con il Paese piegato dalla crisi del Covid-19, l'ultima cosa di cui la base sente il bisogno è aprire una discussione sul congresso. Ma anche perché, come spiegano fonti parlamentari, "Gori non può immaginare di tirare la volata a Stefano Bonaccini senza che sia cambiato qualcosa nel governo". Sul caso è intervenuto anche Carlo De Benedetti che ha esplicitato il sospetto di molti fra i dem: "Mettere in discussione Zingaretti è una cosa che puzza tanto di Renzi". 

Solidarietà a Bentivogli
"Gravissime le minacce a Marco Bentivogli sulle quali chiediamo sia fatta al più presto chiarezza. Caro Marco non sei solo. Un abbraccio a te da tutta la comunità del Pd". Lo scrive il segertario nazionale del Pd, Nicola Zingaretti, su Twitter.
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