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POLITICA

Palazzo Chigi

Renzi, conferenza stampa di fine anno: "Il 2015 anno decisivo per la ripresa"

Appuntamento consueto di incontro tra il presidente del Consiglio e i giornalisti. Il premier guarda al futuro: "La parola del 2015 è 'ritmo', la stessa del 2014". Sul Jobs Act: "Sono stato io a proporre lo stralcio del pubblico impiego"

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"L'Italia è rimessa moto ora la sfida nel 2015 è farla correre". Lo ha detto il premier Matteo Renzi nel corso della conferenza stampa di fine anno. "La parola del 2015 è la stessa del 2014: ritmo, dare il senso cambiamento e dell'urgenza, fare di tutto per far sì che l'Italia riprenda il suo ruolo nel mondo". Lo afferma il premier Matteo Renzi alla conferenza stampa di fine anno. "Nel 2014 è avvenuto un cambiamento che per me è una rivoluzione copernicana, per altri magari è molto meno: è cambiato il ritmo della politica. Il percorso di cambiamento che è partito e sta producendo risultati concreti è sotto gli occhi di tutti", ha detto Renzi. "Mi sento come Al Pacino in 'Ogni maledetta domenica' che cerca di dire ai suoi che ce la possiamo fare", ha chiosato il premier sull'anno che sta terminando.

Norman Atlantic, l'elogio dei soccorsi
Un esordio, però, riservato agli aggiornamenti sull'emergenza della Norman Atlantic, alla deriva nel mare Adriatico. "Ci sono sessanta persone dalla lista di imbarco che risultano da salvare; ce ne potrebbero essere di più. Talvolta, accade che ci sia qualche persona in più evidentemente frutto di immigrazione clandestina". Renzi ha avuto parole di elogio per le operazioni di soccorso: "Un intervento così ricco di passione, dedizione e tenacia ha consentito di evitare una vera e propria ecatombe", a loro va la "mia gratitudine a nome di tutti gli italiani. Il lavoro dei nostri connazionali ci rende orgogliosi del tricolore e della nostra comune appartenenza".

Bocca cucita sul Quirinale
Il capo del governo respinge poi con decisione tutte le domande sul totonomi in vista delle prossime dimissioni di Giorgio Napolitano e la nuova elezione del Capo dello Stato: "Se e quando Napolitano deciderà di lasciare avrà il diritto anzi il dovere da parte nostra di ricevere un grazie. Fino a quel momento ogni discussione è vana, da quel momento siamo nelle condizioni di poter individuare un successore". E sui rischi per il suo partito: "Non la penso come Sposetti, non credo ci siano 220 franchi tiratori. La legislatura dura fino al 2018. Ci sono i numeri per eleggere il Presidente della Repubblica". Un parziale identikit del nuovo inquilino del Colle: "Il Presidente della Repubblica deve avere i requisiti previsti dalla Costituzione: ha funzioni tipicamente politiche con la 'P' maiuscola, anche se nel corso della storia ci sono stati vari Presidenti di provenienza" tecnica.

"Ho proposto io di lasciare fuori il pubblico impiego dal Jobs Act"
Poi, dopo Norman Atlantic e Quirinale, si entra nel vivo dei temi economici. "Il piano Junker è un primo passo ma non è certo sufficiente", dice Renzi parlando di Europa. E poi, sulle recenti riforme: "In Consiglio dei ministri ho proposto io di togliere la norma" sui dipendenti pubblici "perché non aveva senso inserirla in un provvedimento che parla di altro. Il Jobs Act non si occupa di disciplinare i rapporti del pubblico impiego", per il quale c'è una riforma in Parlamento. Il presidente del Consiglio precisa ancora meglio la situazione del settore pubblico: "Io penso che il sistema di pubblico impiego vada cambiato e non necessariamente per applicare ciò che abbiamo fatto per il privato. Questo argomento prenderà febbraio o marzo. Non vedo perché non prevedere scarso rendimento nel pubblico", così come per i privati. "Le regole del pubblico impiego le riprenderemo nel ddl Madia. La mia idea è che chi sbaglia nel pubblico paghi. Per chi non lavora bene perché non è messo in condizione di farlo, la responsabilità va attribuita ai dirigenti. Ma per i cosiddetti fannulloni va messa la condizione di mandarli a casa".

"Riforma pubblico impiego nel ddl Madia"
Per il premier, nel pubblico impiego "chi lavora bene deve essere premiato di più e chi non lavora deve essere punito". Sul lavoro "siamo a un derby ideologico costante", dice Renzi. E spiega che la riforma del pubblico impiego sta dentro il ddl Madia, così come la riduzione da cinque a quattro delle forze dell'ordine". Il premier risponde poi a chi gli chiede se prevede delle modifiche sul punto dei licenziamenti collettivi con l'esame del Jobs Act nelle commissioni: "Noi siamo sempre pronti ad ascoltare ciò che dice il Parlamento ma il Parlamento non decide sui decreti attuativi del governo". 

"La magistratura non ci condiziona"
Renzi poi assicura: "Noi non ci stanchiamo, arriviamo dappertutto". Altro tema affrontato, la giustizia: "Ho grande stima della magistratura, è seria, non interferisce con le vicende politiche, non c'è possibilità per una classe politica che faccia il proprio mestiere di essere condizionata da qualsivoglia intervento esterno. Non ne vedo, sono certo che l'elezione del Presidente non risentirà di questo".

Marò, "con l'India aperto un canale di confronto diretto"
"In dieci mesi abbiamo fatto una riforma del mondo del lavoro che è molto più flessibile, non solo di quella della Germania". Ancora il Jobs Act al centro della conferenza stampa di fine anno. E arriva una domanda anche sui marò. Il premier la definisce "una vicenda molto seria e molto difficile per ciò che è accaduto in passato, su cui ognuno di noi si tiene il suo giudizio: oggi questione aperta con un Paese come India, amico, alleata dell'Italia che nelle ultime ore ha aperto un canale di confronto diretto anche con dichiarazioni che abbiamo apprezzato".
"E' utile per chiudere la vicenda" dei marò "mantenere il tono necessario dei canali legittimi giudiziari e diplomatici, senza inutili show o inutili iniziative politiche come alcune di quelle che ho visto, assolutamente incredibili, di ministri dei governi precedenti", conclude facendo riferimento ai precedenti intoppi diplomatici ai tempi del governo Monti.

Riforma delle pensioni? "Ipotesi da escludere"
Tito Boeri alla presidenza dell'Inps preannuncia una riforma delle pensioni? E' un'ipotesi che "mi sento di escludere", afferma il premier. E spiega la scelta dell'economista alla guida dell'istituto previdenziale: "Leadership è mettersi accanto persone più brave di se stessi ma questo non vuol dire che le idee di chi viene a darci mano diventino programma di governo". Altro argomento inevitabile, le recenti inchieste che hanno travolto Roma: "La legge sul finanziamento ai partiti va benissimo, non la cambiamo". Renzi risponde così a chi gli domanda se la vicenda Mafia Capitale possa portare a modificare il sistema di finanziamento privato. Il Pd "non ha licenziato nessuno" e ha fatto "cene di finanziamento", ricorda. Da qui si passa al progetto sulle nuove norme anti-corruzione: "Ho chiesto di aumentare le pene, a mio giudizio si deve restituire il maltolto, tutto e non in parte. Gli sconti si fanno al supermercato e non ai corrotti".

"Italicum, legge seria e che dà governabilità"
"Io rispetto tutte le valutazioni ma questa legge elettorale è seria e dà governabilità all'Italia", afferma il presidente del Consiglio a proposito del sistema delle preferenze previste nell'Italicum. "Non vedo perché dover negare il diritto avendo comunque un capolista che è un candidato di collegio". Il premier detta anche i tempi dell'agenda: "Immaginiamo di approvare" la legge elettorale al Senato "entro gennaio e poi tornare in tempi rapidi alla Camera". E a chi gli fa notare il rischio che vengano ripresentati in Aula gli oltre quindicimila emendamenti, risponde: "Siamo grandi esperti di 'canguri'", la tecnica per tagliare le votazioni. 

Fisco, verso riforma dell'agenzia delle Entrate
Dopo il tema riforme, è il momento di affrontare le questioni legate ai tentativi per rilanciare l'economia. "Sul fisco dovremo passare da un' agenzia delle Entrate nemico dei cittadini a un'agenzia partner dei cittadini. Non si fa dalla mattina alla sera ma abbiamo iniziato, è un percorso che durerà mesi, anni. L'Italia non si cambia con uno schiocco delle dita come Fonzie, ma con un lavoro sistematico". Renzi non rinuncia alla spending review: "Confermiamo gli obiettivi che ci siamo dati" sulla spending review "e che abbiamo finora completamente ottenuto". Il capo del governo conferma che si punta "nell'arco del triennio ad arrivare" a un taglio di "quasi due punti di pil".
Fra gli argomenti di attualità, anche le privatizzazioni. "Su questo è evidente che intervenire quando il mercato non lo consente non è una privatizzazione ma una svendita". Sulle privatizzazioni "andremo su Poste, stiamo lavorando al futuro di Ferrovie. Personalmente credo che la privatizzazione ulteriore di Eni sia tutta da verificare alla luce delle condizioni di mercato".

Forza Italia? "Non esiste senza Berlusconi" 
La chiusura è riservata nuovamente alla politica: "Se qualcuno pensa che esista Forza Italia senza Berlusconi, auguri. E' un'ipotesi che non può venire in mente neppure ai teorici del girotondismo più puro", dice il premier rispondendo sul rapporto con il principale partito di opposizione, "alleato" nelle riforme dopo il patto del Nazareno. "A me conviene sempre di tentare di andare alle elezioni ma all'Italia no, non conviene", dice sull'eventualità del ricorso ad elezioni anticipate. E, infine, un ritorno sul Quirinale: il voto per il Colle sarà un test politico? "E' una cosa inesatta, quello sul Quirinale è un voto istituzionale di grande rilievo e
importanza. Non è un voto di fiducia sulla maggioranza". 
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