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SANREMO

Comincia il viaggio. E sarà spettacolare

Sanremo 2021, quello specchio che ci piace tanto

Come sempre, il Festival racconta il Paese

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di Sandro Calice Ci siamo. L’astronave dell’Ariston, tempio del culto di Sanremo, è pronta a partire. Metà dell’equipaggio, quella del teatro, per la prima volta resterà a casa a guardare la tv; l’altra metà, quella sul palco, promette un viaggio spettacolare.
 
Benvenuti a Sanremo 2021, 71esima edizione del Festival della Canzone italiana, prima (e si spera ultima) dell’era Covid. Martedì sera si alza il sipario in un teatro Ariston ridisegnato dalla pandemia, senza pubblico e con una scenografia che invade la platea e ricorda la forma di un’astronave. Per dare un po’ la cifra e le cifre dell’operazione, Rai 1 fa sapere che sono stati utilizzati 7 chilometri di strip led, un software con 1 milione 920 mila canali, oltre 65 centraline, 600 metri quadri di led wall anche trasparente, 20 chilometri di cavi, 60 costruttori e tecnici. E 500 proiettori motorizzati.
 
Che viaggio sarà. La novità, l’unica vera novità, sarà la mancanza del pubblico. Certo, abbiamo avuto il tempo di allenarci con gli stadi quasi deserti delle partite di calcio e con i cartonati delle trasmissioni televisive, e poi c’è la ‘magia’ della tv, che può fare (quasi) tutto: figuratevi che per anni è riuscita a convincerci che l’Ariston sia immenso! Ma il pubblico in sala a Sanremo è una cosa diversa: è un pezzo fondamentale dello spettacolo, è la ‘spalla’ del conduttore, ma soprattutto è spesso l’elemento che può decidere le sorti di una canzone o di un cantante influenzando il pubblico a casa. L’avvento dei social ha cambiato le regole, ma del pubblico sentiremo la mancanza.
 
In fondo sappiamo già più o meno tutto di questo Festival: i cantanti, i conduttori, gli ospiti, ‘vallette’ e ‘valletti’, personaggi e anniversari. Un programma sterminato che ci accompagnerà ogni sera fino all’1:30 (ma Amadeus ha già messo le mani avanti: prima delle due di notte non ci manderà a dormire).
 
Mancano le canzoni: hai detto niente. Gli addetti ai lavori sottolineano la quasi totale assenza di temi legati al coronavirus e alla pandemia. Si, c’è qualche pezzo sulle medicine, su ibuprofene o farmacisti, ma sono riferimenti vaghi. Trionfa, invece, l’amore: che fa sognare, che fa riflettere, che sta in silenzio, che diventa assoluto, che è egoista, che è indifferente, che abbandona, che brucia, che fa rinascere, che si allontana, che è per sempre…e potremmo continuare. Per il resto è tutto rock, ballate, sonorità anni ’80, ritmi irresistibili e qualche pezzo nato apposta per la radio. E in fondo, allora, forse non è così vero che della pandemia non c’è traccia, perché parlare d’amore e lasciarsi andare alla musica per divertirsi e ballare è probabilmente il modo migliore per esorcizzarla.
 
Saremmo felici se fosse così, perché se è vero, come è vero, il vecchio adagio che ‘Sanremo è lo specchio del Paese’, vorrebbe dire che il nostro è un Paese con energie positive e con nessuna voglia di rassegnarsi alla tristezza. Quell’adagio intanto è stato riconfermato da una lapidaria battuta di Fiorello: "Devo fare i complimenti ad Amadeus per il cast: è riuscito a mettere insieme Willie Peyote e Orietta Berti. Una cosa praticamente impossibile, come se al governo ci fossero insieme la Lega e il Pd".

Il bello di Sanremo, come sempre, è che da martedì tutti ne parleranno, dappertutto. E chi ne parlerà male, comunque ne parlerà. E anche chi vorrà ignorarlo, se ha un minimo di vita social, alla fine dovrà informarsi su cosa ha detto quel comico, cosa ha fatto quell’ospite, com’era vestita quella cantante e su come fa quel motivetto che cantano tutti. Noi saremo qui, ogni sera, per raccontarvelo.
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