Coronavirus
Braccio di ferro sulla stagione turistica invernale
Impianti sciistici: pressing dell'Italia sull'Ue, intanto l'Austria dice no alla chiusura
L'allarme di Federalberghi: "E' il momento più difficile dal dopoguerra. Con lo stop allo sci avremo perdite per 14 miliardi di euro". La Baviera si schiera con l'Italia per la chiusura
Ma l'Austria non ci sta
L'Austria dice no alla richiesta dell'Italia di chiudere gli impianti sciistici a causa dell'emergenza coronavirus. "Non accoglieremo la richiesta avanzata dall'Italia di tenere chiusi i nostri impianti di risalita", ha detto la ministra del Turismo, Elisabeth Koestinger. "Le vacanze invernali in Austria saranno sicure, le nostre aziende dispongono già di concetti di sicurezza completi per le vacanze sugli sci", ha aggiunto.
"Se l'Unione Europea vuole veramente pesare alle restrizioni per la stagione sciistica, dovrà assicurare l'80 per cento dei proventi, in linea con quanto prevede lo Stato austriaco in termini di risarcimenti agli esercizi commerciali chiusi" ha aggiunto il ministro delle finanze austriaco, Gernot Bluemel.
La Baviera favorevole alla chiusura
Come l'Italia, anche la Baviera è favorevole alla chiusura degli impianti sci in tutta l'Europa. "Se vogliamo tenere aperte le frontiere, abbiamo anche bisogno di un accordo chiaro per quello che riguarda le attività sciistiche", ha detto il governatore bavarese, Markus Soeder, a margine di una seduta del Parlamento regionale a Monaco, a quanto riferisce lo Spiegel online. Altrimenti, afferma ancora, "se qualcuno va a sciare nelle zone a rischio, deve sottoporsi ad una quarantena di dieci giorni. Io però preferirei una intesa condivisa a livello europeo".
Il grido d'allarme degli albergatori italiani
Il comparto ricettivo chiuderà l'anno con una perdita di 14 miliardi di euro, facendo registrare un calo del 57% rispetto al 2019. Sono le stime di Federalberghi, presentate in occasione dell'audizione alla Commissione attività produttive della Camera sulla legge di Bilancio. "L'impatto sulle imprese e sui posti di lavoro - ha sottolineato il direttore generale di Federalberghi, Alessandro Massimo Nucara - risulta devastante. Dall'inizio della crisi, alberghi e ristoranti hanno utilizzato 390 milioni di ore di cassa integrazione. E a ottobre il dato è aumentato a dismisura con 51 milioni di ore rispetto ai 30,5 milioni di settembre"."Le imprese turistico ricettive sanno già, purtroppo, che il 2021 sarà un nuovo annus horribilis".
Bocca: "La decisione sulle vacanze invernali sia europea"
"Chiudere una stazione sciistica a Natale è come chiudere un albergo al mare a Ferragosto, non voglio entrare nel tema dei protocolli sanitari che non mi competono ma dico solo che, se questa scelta ci deve essere, deve essere europea. Non facciamo i primi della classe, questa Europa serve solo per le sanzioni o anche per avere politiche comuni?". Il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca commenta così le frasi del premier Giuseppe Conte secondo cui "non possiamo concederci vacanze indiscriminate sulla neve". "E' importante - ribadisce Bocca - che sia una scelta europea perché se i paesi attorno a noi, Austria, Svizzera, Francia e Germania tengono tutto aperto, mentre noi siamo tutti chiusi, si capisce subito che significa regalare turisti italiani agli altri paesi. Inaccettabile, per di più in questo momento di crisi nera".
Anef e Federturismo: "Natale con piste chiuse è colpo di grazia"
Le associazioni di categoria Federturismo e Anef - Associazione Nazionale Esercenti Impianti a Fune esprimono la loro forte preoccupazione "per la linea rigorista adottata in queste ore dal Governo" che, proprio alla vigilia dell'inaugurazione della stagione invernale e nonostante i rigidi protocolli di sicurezza adottati da tutti gli operatori, impone la chiusura degli impianti sciistici. "Le aziende funiviarie presenti in Italia - sottolineano - sono oltre 400, con 1.500 impianti di risalita. Gli impianti sono serviti da circa 3.200 km di piste che per il 72% sono dotate di innevamento programmato che richiede oltre 100 milioni di euro. Il comparto montagna, nel solo arco alpino, offre lavoro a oltre 120mila persone. Se vissuto con responsabilità, lo sci è uno degli sport più sicuri da questo punto di vista: individuale, distanziato, all'aria aperta, con naso e bocca spesso coperti.
L'Alto Adige revoca il lockdown
Dopo lo screening di massa l'Alto Adige revoca il lockdown totale che andava oltre le misure previste per le zone rosse. "Lunedì 30 novembre riaprono i negozi, i mercati, come anche i parrucchieri ed estetisti. Riprende la didattica in presenza per la prima media", ha annunciato il governatore Arno Kompatscher. "Il 4 dicembre, ha aggiunto, apriranno tutte le scuole, come anche bar e ristoranti" e potrebbero essere riaperte anche le piste da sci.
Veneto: "Sanità prima di tutto"
Nessuna contrapposizione, sulle misure previste per il Natale dal governo e il divieto di apertura delle piste da sci "non mi sento in contrapposizione con nessuno. Per me la sanità viene prima di tutto". Lo ha tenuto a sottolineare il presidente del Veneto, Luca Zaia oggi nel corso del punto stampa. "La cosa certa è che se ci sarà chiusura servono ristori e che anche i paesi confinanti chiudano. Anche perché alcuni confini sono virtuali, perché si scia da un paese all'altro senza controlli".
Lombardia: "Dopo zona rossa riaprire le piste da sci"
"La priorità è sempre la salute pubblica, ma se le condizioni epidemiologiche lo permettono, se i dati sono positivi e le restrizioni e le ordinanze regionali danno risultati positivi non vedo perché mettere in ginocchio un'intera attività produttiva. Ad oggi non possiamo riaprire le piste da sci, la Regione ora è in zona rossa. Certo chi ha un impianto da sci nel proprio Comune può andare, ma il gioco non vale la candela, aprire un impianto solo per residenti è anche abbastanza esoso".
Abruzzo: "Salvare stagione è il nostro obiettivo"
"Non mi piace alimentare polemiche, la riapertura degli impianti sciistici è nei nostri obiettivi e peraltro il consiglio regionale sta esaminando la proposta di legge per permettere ai concessionari e ai Comuni che hanno gli impianti di fare fronte alle mancate entrate e alle spese che hanno dovuto sostenere per una stagione, quella che abbiamo alle spalle già praticamente persa". Così il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio.
Aosta: "Penalizzati rispetto ai vicini svizzeri"
"Lo stop della attività sportive in montagna avrà sicuramente delle conseguenze molto gravi sui territori di montagna e sulla loro economia". Lo afferma in una nota il Comité fédéral dell'Union Valdotaine. "Migliaia di imprese e di famiglie precipiteranno in una crisi profonda, accelerando lo spopolamento delle terre alte che non riusciranno a superare questo momento difficile". Secondo l'Uv "le prestigiose stazioni svizzere vicine sembrano svolgere le loro attività regolarmente con l'adizione di protocolli sanitari specifici. Se si dovesse verificare questa situazione la tesi secondo cui la montagna interessa poso allo Stato Italiano sarebbe confermata".