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ITALIA

Nuova classifica Censis

Università. Bologna saldamente al primo posto tra i mega atenei seguita da Padova, Firenze e Roma

L’Università di Perugia mantiene la posizione di vertice nella classifica dei grandi atenei statali (da 20.000 a 40.000 iscritti) con un punteggio complessivo di 92,7. Durante l'emergenza coronavirus, sui 61 atenei rispondenti, 42 hanno completato il passaggio alla didattica a distanza entro una settimana dall’inizio del lockdown

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Tra i mega atenei statali (quelli con oltre 40.000 iscritti) nelle prime quattro posizioni si mantengono stabili, rispettivamente, l’Università di Bologna, prima con un punteggio complessivo pari a 91,5, inseguita dall’Università di Padova (88,5), dall’Università di Firenze (86,2) e da La Sapienza di Roma (85,7). Sale di una posizione l’Università di Pisa, classificandosi quinta con un punteggio pari a 84,7, con un incremento di 9 punti per l’occupabilità e di 13 per la comunicazione e i servizi digitali. L’Università di Torino (81,8 punti) perde due posizioni e retrocede al settimo posto, dopo la Statale di Milano (83,3). Ultima è l’Università di Napoli Federico II, preceduta dall’Università di Catania. L’Università di Bari si conferma in terzultima posizione.

La classifica viene stilata dopo una articolata analisi del sistema universitario basata sulla valutazione degli atenei (statali e non statali, divisi in categorie omogenee per dimensioni) relativamente a: strutture disponibili, servizi erogati, borse di studio e altri interventi in favore degli studenti, livello di internazionalizzazione, comunicazione e servizi digitali e occupabilità.


I grandi atenei statali
L’Università di Perugia mantiene la posizione di vertice nella classifica dei grandi atenei statali (da 20.000 a 40.000 iscritti) con un punteggio complessivo di 92,7. Sale di due posizioni l’Università di Pavia (90,3), dal quarto al secondo posto, incrementando di 9 punti l’indicatore relativo alle strutture, di 6 quello della comunicazione e dei servizi digitali e di 7 quello dell’occupabilità, compensando il minor punteggio per le borse di studio e gli altri servizi in favore degli studenti (-7 punti). Arretra di due posizioni l’Università della Calabria (89,5), che scende in quarta posizione, preceduta dall’Università di Parma (90,0). Guadagna quattro posizioni l’Università di Cagliari, dalla nona alla quinta. Segue al sesto posto l’Università di Milano Bicocca (87,7), che avanza di due posizioni, precedendo l’Università di Modena e Reggio Emilia (87,5) e l’Università di Salerno (87,3). Entra a far parte della classifica dei grandi atenei statali l’Università di Ferrara (82,2), in tredicesima posizione. Penultima è l’Università della Campania (78,0), ultima l’Università di Messina (75,5).

I medi atenei statali
Anche quest’anno l’Università di Trento è prima nella classifica dei medi atenei statali (da 10.000 a 20.000 iscritti), con 98,7 punti. Sono gli incrementi di 10 e 7 punti rispettivamente degli indicatori occupabilità e comunicazione che, compensando la contrazione di 12 punti dell’indicatore internazionalizzazione, garantiscono all’ateneo la posizione di vertice. Con 96,0 punti l’Università di Sassari scala due posizioni, collocandosi al secondo posto, prima dell’Università di Siena, che retrocede in terza (94,8). L’Università di Trieste (93,3) perde una posizione e arretra in quarta, l’Università di Udine (90,8) si colloca al sesto posto, perdendone tre. Stabile, quinta in graduatoria, l’Università Politecnica delle Marche. Chiudono il ranking l’Università di Napoli L’Orientale, l’Università di Napoli Parthenope e l’Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro.

I piccoli atenei statali
Nella classifica dei piccoli atenei statali (fino a 10.000 iscritti) difende la sua prima posizione l’Università di Camerino, con un punteggio complessivo pari a 93,5. Scala la classifica di quattro posizioni l’Università Mediterranea di Reggio Calabria che, grazie a un incremento di 20 punti dell’indicatore relativo alle strutture, realizza un punteggio complessivo di 83,8 sorpassando così l’Università di Foggia, terza in classifica con 83,7 punti. Sale di una posizione l’Università di Teramo (82,3), è stabile in quinta posizione l’Università dell’Insubria (81,0), incalzata dall’Università di Cassino e del Lazio Meridionale (80,8), che però perde tre posizioni. La penultima e l’ultima posizione sono occupate, rispettivamente, dall’Università del Sannio e dall’Università del Molise.

I politecnici
La classifica dei politecnici, guidata anche quest’anno dal Politecnico di Milano (94,3 punti), vede al secondo posto lo Iuav di Venezia (91,2), che fa retrocedere in terza posizione il Politecnico di Torino (89,5), seguito dal Politecnico di Bari (83,0).

Gli atenei non statali 
Tra i grandi atenei non statali (oltre 10.000 iscritti) è in prima posizione anche quest’anno l’Università Bocconi (98,2 punti), seguita dall’Università Cattolica (81,8). Tra i medi (da 5.000 a 10.000 iscritti) è quest’anno la Luiss a collocarsi al primo posto (94,6), seguita dalla Lumsa (89,2), con lo Iulm (82,0) al terzo posto. Tra i piccoli (fino a 5.000 iscritti), la Libera Università di Bolzano continua a occupare il vertice della classifica (101,4), seguita dall’Università Roma Europea (90,6), che scala una posizione, sorpassando la Liuc-Università Cattaneo (90,0). Chiude l’Università Lum Jean Monnet (70,6), preceduta dall’Università di Roma Link Campus (80,6).

La gestione del lockdown
Dall’indagine del Censis rivolta ai rettori, realizzata nel mese di maggio 2020, emerge l’immagine di un sistema universitario reattivo, in grado di ottimizzare risorse umane e tecniche, nonostante le carenze strutturali che da anni lo affliggono, per dare continuità alla propria missione. Sui 61 atenei rispondenti, 42 hanno completato il passaggio alla didattica a distanza entro una settimana dall’inizio del lockdown, i rimanenti per lo più in due settimane. Ma le risorse messe a disposizione dal Fondo per le esigenze emergenziali del sistema universitario sono state ritenute all’unanimità insufficienti.

Cresce il timore di un crollo delle immatricolazioni
Il rischio di una contrazione delle nuove iscrizioni è molto concreto, a causa dell’impatto della pandemia sui redditi e sulle prospettive di famiglie e studenti, nonché sulla mobilità degli studenti internazionali. L’effetto sulle immatricolazioni della crisi scoppiata nel 2008 fu molto rilevante: causò una riduzione complessiva di quasi 25.000 immatricolazioni nel giro di sei anni (-8,4%), con un tonfo nel solo primo anno della crisi del 4,1%. Inoltre, un arresto dei flussi degli studenti residenti all’estero priverebbe i nostri atenei di una componente importante (l’1,7% degli immatricolati nello scorso anno accademico: 5.155 studenti) e in forte crescita nel tempo. Nel quinquennio 2015-2019 il tasso medio annuo di incremento è stato del +10,7%.
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