ECONOMIA
Lavoro
Censis: quattro giovani su dieci sottoccupati
Tra i laureati di 30-34 anni la crisi ha lasciato un segno: il tasso di occupazione nel 2005 era infatti del 79,5% per divenire del 73,7% nel 2015
In Italia, rileva il Censis, operano circa 192.000 titolari di impresa con meno di 30 anni di età (-14,8% rispetto al 2010), ma di questi solo poco meno del 5% lavora nei settori più avanzati della manifattura e dei servizi, il 35,3% nel commercio al dettaglio e all'ingrosso (+7,6% rispetto al 2010) e il 10,3% nelle produzioni e nelle coltivazioni agroalimentari. La dinamica di contrazione dei giovani imprenditori è anche confermata, indica in Censis, dalla flessione del numero di nuove partite Iva (di cui circa il 46% è riconducibile a giovani fino a 35 anni): complessivamente, -10,7% nel 2015 rispetto al 2014 e -2,7% nel marzo 2016 rispetto allo stesso mese dell'anno precedente.
Pil al sud frena ancora
Il Pil per del Mezzogiorno è ancora molto lontano da quello del Centro-Nord, pari a 17.600 euro contro 31.200 euro. E, dopo l'inizio della crisi, tra il 2009 e il 2014, il Pil pro-capite al Sud è diminuito del 7,6%. Il Pil per occupato, invece, nel medio periodo ha dimostrato una maggiore capacità di tenuta: -0,3% tra il 1995 e il 2014 per le regioni meridionali e -3,3% per le regioni centro-settentrionali. Questo quadro "è il segno che la distanza tra Nord e Sud non sta nella produttività, ma nel diverso tasso di occupazione". Anche il confronto con la Germania, "dove il reddito pro-capite è cresciuto tra il 1995 e il 2015 del 29,3% contro il 2,8% dell'Italia, dimostra che la differenza macroscopica non sta nel Pil per occupato (i due valori sono analoghi: 66.800 euro in Italia, 70.300 euro in Germania nell'ultimo anno), ma nella capacità tedesca di includere meglio nel mercato del lavoro anche addetti con un basso livello di produttività" è l'analisi del Censis. Nei Paesi in cui è aumentata la produttività (prodotto per occupato) "l'economia è cresciuta e la crescita ha compensato l'effetto di composizione generato dall'assorbimento di lavoratori a più bassa produttività, come immigrati, giovani, lavoratori in uscita dai processi di ristrutturazione industriale" osserva il Censis. "Nei Paesi in cui invece si è avuta una riduzione delle attività economiche, come in Italia, si registra anche uno stallo della produttività (prodotto per addetto), perché -spiega l'istituto di ricerca socio-economica- sono state inglobate quote di lavoratori marginali pressati dalle condizioni sociali senza poter aumentare l'occupazione complessiva". "La crescita della produzione, e quindi della domanda, favorisce dunque la crescita della produttività. E in Italia la dinamica positiva delle piccole imprese, saldandosi con la accresciuta propensione all'export di quelle medie e grandi, e appoggiandosi sull'economia dell'innovazione e della conoscenza, sta migliorando la domanda interna" è la valutazione che emerge dalla ricerca del Censis.