Anche lo sport americano volta le spalle a Trump: atleti in ginocchio bocciano politica su migranti
Clamorosa protesta delle star della Nba: Spephen Curry e Lebron James in primis, i giocatori dei Jacksonville Jaguars e dei Baltimore Ravens, si sono messi in ginocchio, l'uno abbracciato all'altro, durante l'esecuzione dell'inno nazionale, in segno di sfida al Presidente
Alla nuova stretta sui migranti voluta da Donald Trump, gli atleti di football americani si sono messi in ginocchio per respingere il provvedimento presidenziale. Una protesta silenziosa ma significativa che ha mandato su tutte le furie il presidente. "Grande solidarietà per il nostro inno nazionale e per il nostro Paese. Stare in ginocchio è inaccettabile", ha scritto il tycoon su Twitter. In un altro cinguettio, Trump sottolinea che "patrioti coraggiosi hanno combattuto e sono morti per la nostra patria, dobbiamo onorarli e rispettarli".
Sports fans should never condone players that do not stand proud for their National Anthem or their Country. NFL should change policy!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 24 settembre 2017
La protesta dopo la stretta sull'immigrazione estesa a otto paesi. Oltre ai cinque dei sei a maggioranza musulmana già presi di mira nel bando in scadenza dalla mezzanotte (Iran, Somalia, Libia, Yemen e Siria) spuntano ora anche Ciad, Corea del Nord e Venezuela. Mentre scompare dalla lista il Sudan.
Il provedimento non è piaciuto alle star della Nba: e così Spephen Curry e Lebron James in primis, i giocatori dei Jacksonville Jaguars e dei Baltimore Ravens, due team della lega professionistica di football, si sono messi in ginocchio, l'uno abbracciato all'altro, durante l'esecuzione dell'inno nazionale, in segno di sfida al Presidente. A dare man forte anche i componenti dello staff delle squadre e i proprietari dei club americani e stranieri.
Una scena che si è ripetuta su tutti gli altri campi in cui si è giocata la giornata di campionato. Un affronto intollerabile per Trump che ha inveito contro la Lega, complice di aver supportato l'iniziativa, e chiesto di boicottare le partite e di licenziare i giocatori che per protesta si inginocchiano e non cantano l'inno.