Coronavirus in Cina, infermiera positiva. Chiuso l'ospedale principale di Pechino
Chiuse anche undici zone residenziali, scuole e molti mercati. Il Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie ha sequenziato il genoma del virus del mercato Xinfadi: "Sembra più vecchio di quello attualmente in circolazione in Europa"
Pechino ha deciso di isolare il Peking University International Hospital, fiore all'occhiello della sanità della capitale dopo che un'infermiera è risultata positiva ieri ai test del Covid-19. Era entrata a stretto contatto il 14 giugno con un paziente del distretto di Haidian. L'ospedale da 1.800 letti sarà disinfettato in modo approfondito e non accetterà nuovi pazienti, per evitare l'ulteriore diffusione del virus.
Nella giornata di ieri sono stati riportati in tutto 25 nuovi contagi e due nuovi casi asintomatici. Tra le 183 persone infettate dal focolaio del mercato all'ingrosso di Xinfadi registrati dall'11 giugno, due sono in condizioni molto critiche e 11 in condizioni gravi.
"Tutto sotto controllo"
Secondo le autorità di Pechino la situazione è "sotto controllo". La capitale cinese ha adottato misure di contenimento straordinarie, tra cui la cancellazione di centinaia di voli nazionali e internazionali, la chiusura di 11 zone residenziali e delle scuole nonché l'immediato avvio di una massiccia campagna di screening tra la popolazione al ritmo di 90mila diagnosi al giorno.
Resta il fatto che a Pechino abitino più di 20 milioni di persone e che buona parte delle comunità internazionale accolga ormai i numeri provenienti dalle autorità locali con più di una riserva, tanto che poco fa da Washington è giunta la richiesta al governo guidato da Xi Jinping di autorizzare l'invio sul posto di una missione di osservatori "neutrali".
Guardando le immagini che arrivano dalla capitale sembra di fare un salto indietro in un tempo troppo vicino. Gli operai in tuta di protezione integrale sanificano le strade dei quartieri a rischio, che sono di nuovo circondati da barriere da cui non si entra e non si esce se non per motivi precisi. In molte aree sono chiusi i negozi che provvedono a smistare all'esterno dei locali la spesa fatta on line. E nei parchi e nei parcheggi sono allestiti laboratori mobili dove a migliaia ogni giorno si mettono in fila per fare il tampone.
La sequenza del genoma del virus di Pechino
Il Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie ha diffuso la sequenza del genoma del virus responsabile dei recenti cluster di infezione da COVID-19 collegati al focolaio scoppiato nel mercato Xinfadi. I dati, diffusi nella tarda serata di ieri tramite il "Novel Coronavirus National Science & Technology Resource Service System", sono stati raccolti sia dai pazienti contagiati sia da campioni ambientali. La sequenza del genoma è stata inviata anche all'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e alla "Global Initiative on Sharing All Influenza Data" al fine di condividere i dati a livello globale.
Virus più vecchio di quello che gira in Europa
Secondo il Centro, il coronavirus diffusosi dal focolaio del mercato Xinfadi a Pechino potrebbe essere di origine europea. Lo sostiene il vicedirettore Zhang Yong, in un articolo pubblicato sul sito web della Commissione Centrale per l'Ispezione e la Disciplina, l'organo del Partito Comunista Cinese noto per la caccia ai funzionari corrotti, che cita studi preliminari. "In base ai risultati preliminari dallo studio genomico ed epidemiologico, il virus viene dall'Europa, ma sembra differente dal virus che attualmente si sta diffondendo in Europa. E' un ceppo più vecchio". Zhang osserva anche che "un gran numero di campioni presi allo Xinfadi indica che il virus era presente lì già da tempo". L'ipotesi è quella che "potrebbe essersi nascosto in cibo congelato importato, o in un luogo umido e in un ambiente non disinfettato come il mercato di Xinfadi".
A questo studio si affiancano però le affermazioni della Commissione Nazionale per la Sanità cinese. In un articolo pubblicato sul suo account ufficiale WeChat, la piattaforma di messaggistica istantanea più popolare in Cina, conferma, in base a una recente ricerca, la trasmissione tramite le goccioline e il contatto ravvicinato, ma dice che "altre modalità di trasmissione sono ancora da confermare" pur suggerendo di usare taglieri diversi per cibi crudi e cotti, dopo che il primo indiziato del nuovo focolaio è stato proprio un tagliere usato per il salmone.
I dati globali di Pechino e della Cina
Pechino ha finora riportato 603 casi trasmessi internamente, tra cui 411 di persone guarite e poi dimesse dagli ospedali e nove deceduti. Stanno ancora ricevendo cure mediche 183 pazienti mentre i 15 asintomatici sono sotto osservazione medica.
Fino al 18 giugno, la Cina continentale aveva registrato un totale di 83.325 casi confermati di contagio, compresi 293 pazienti ancora in cura, di cui 13 in gravi condizioni. Un totale di 78.398 persone erano state dimesse da vari ospedali dopo essersi riprese, mentre i decessi COVID-19 correlati restano sempre fermi a quota 4.634.