Spazio. Scienziati mostrano la prima immagine di un buco nero
Per la prima volta è stato fotografato un buco nero. Dopo che nel 2016 le onde gravitazionali hanno dimostrato l'esistenza di questi misteriosi oggetti cosmici, arriva la prima prova diretta con l'immagine reale del buco nero al centro della galassia Virgo A (M87), distante circa 55 milioni di anni luce dalla Terra
Arriva la prima prova diretta dell'esistenza dei buchi neri e l'immagine che lo testimonia è quella del buco nero al centro della galassia Virgo A (M87 secondo il catalogo Messier), distante circa 55 milioni di anni luce.
L'immagine è lo straordinario successo scientifico che un gruppo di scienziati internazionali ha mostrato oggi come risultato di anni di lavoro nell'ambito del progetto Event Horizon Telescope (EHT): una rete di telescopi sparsi su tutta la Terra uniti per raggiungere la risoluzione necessaria a "fotografare" l'orizzonte degli eventi di uno dei buchi neri più vicini a noi.
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Le foto dei buchi neri, finora, non sono mai state possibili per una serie di motivi. Tra questi l'enorme distanza dalla Terra, ma soprattutto la loro forte attrazione gravitazionale, che rende impossibile la fuga della luce.
Date queste difficoltà, ciò che gli scienziati sono riusciti a catturare è il cosiddetto "orizzonte degli eventi", il confine di un buco nero e il punto di non ritorno oltre il quale tutto viene risucchiato per sempre.
"Abbiamo raggiunto un risultato che solo una generazione fa sarebbe stato ritenuto impossibile", ha dichiarato il direttore del progetto EHT Sheperd S. Doeleman, del Center for Astrophysics presso la Harvard University. "I progressi tecnologici e il completamento dei nuovi radiotelescopi nell'ultimo decennio hanno permesso al nostro team di assemblare questo nuovo strumento, progettato per vedere l'invisibile".
L'astrofisico Ciriaco Goddi, dell'Università di Nijmegen e Leiden (Olanda) e membro del gruppo di ricerca dell'EHT descrive l'immagine come "un anello con un disco oscuro al centro e una emissione asimmetrica intorno. Le dimensioni angolari implicano una massa di circa 7 miliardi di volte la massa del Sole: ci sono pochi dubbi che non si tratti di un buco nero. L'asimmetria nell'anello si può spiegare con un effetto relativistico, chiamato anche Doppler beaming o Doppler boosting: un plasma che si muove a velocità prossime alla velocità della luce in rotazione intorno a un buco nero, amplifica l'emissione del plasma che si muove nella nostra direzione. Il disco scuro al centro individua l'orizzonte degli eventi. Il suo aspetto dovuto al plasma che viene inghiottito e scompare".
Per cinque giorni, nell'aprile di due anni fa, il progetto Event Horizon Telescope ha puntato otto radiotelescopi situati in varie città del mondo verso il Sagittario A*; messi insieme, gli otto telescopi hanno creato "un telescopio virtuale di dimensioni terrestre". Ciascuno dei telescopi ha raccolto una serie di dati che gli scienziati hanno sincronizzato e combinato insieme per rivelare l'immagine. I dati sono stati inviati negli Stati Uniti e in Germania, dove sono stati elaborati da computer.
Oltre a mostrare l'immagine, gli scienziati sperano di fare chiarezza su alcuni dei temi più dibattuti in astronomia e fisica teorica. Uno di questi è la forma dei buchi neri: secondo la teoria della relatività, essi sono circolari, ma altri scienziati ritengono sia "prolata", ovvero schiacciata lungo l'asse verticale, o "oblata", schiacciata lungo l'asse orizzontale. Se non fossero circolari, questo - secondo gli scienziati di Event Horizon Telescope - non vorrebbe dire che la teoria della relatività è sbagliata, ma che semplicemente "nella fisica c'è ancora molto da capire".