MONDO
Conte e Trump a colloquio
5G, la legge sul 'perimetro della cybersecurity' e Golden Power ci tengono al riparo
Il premier italiano ha rassicurato il presidente americano sul 5G durante l'incontro bilaterale a Londra. Un tema scottante, affrontato anche dal sottosegretario di Stato americano Mike Pompeo che alla vigilia del vertice Nato ammoniva gli europei: sul 5G, tenete i cinesi fuori dalla porta
Per quanto riguarda il 5G, afferma Conte, "l'Italia si è dotata di una struttura normativa sofisticata, in Europa non c'è un provvedimento normativo più articolato ed efficace ed è quello che governa le nostre azioni. Di fronte a qualsiasi richiesta di operatori di 5G abbiamo questo provvedimento normativo, un perimetro di sicurezza cibernetica nazionale, abbiamo vincoli, prescrizioni, strutture operative che indagheranno sulle singole richieste e a quello ci atteniamo".
La legge sulla Cybersecurity
Conte si riferiva, nello specifico, al decreto sulla Cybersicurezza, diventato legge dello Stato dopo l’approvazione, in via definitiva alla Camera, il 13 novembre scorso, che istituisce il Perimetro nazionale sulla sicurezza cibernetica.
La legge comprende, tra i poteri speciali del governo, la possibilità di ricorrere al Golden Power anche nei confronti di fornitori di reti e servizi che riguardano il 5G. Amplia, quindi, il potere di veto anche su "atti e operazioni" delle aziende che detengono gli asset strategici per il Paese,
Inoltre, con una norma introdotta dal Parlamento, viene assegnato al Viminale un proprio Centro di valutazione accreditato per reti e forniture Ict di competenza, mentre i compiti di certificazione restano in capo al Centro di valutazione e certificazione del Ministero per lo sviluppo economico.
Leonardo: Golden Power su 5G, un bene
Per gli operatori del settore della sicurezza informatica, una scelta doverosa: "Il 5G è una tecnologia che aumenta la superficie che può essere attaccata, quindi bisogna trattarlo con grande attenzione e focalizzazione", ha sottolineato Alessandro Profumo, amministratore delegato del gruppo Leonardo, a margine di Cybertech Europe 2019, conferenza internazionale sulla sicurezza informatica a Roma. "Credo - ha detto ancora Profumo - che le scelte fatte dal Governo, anche sotto il profilo di un controllo in termini di Golden Power sulle tecnologie, sia molto importante".
Di Maio crea il Centro di Valutazione
Già nell’aprile scorso Governo aveva messo in campo una strategia per affrontare i rischi legati allo sviluppo delle reti 5G. Presso il Mise, l’allora ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio aveva annunciato l’attivazione del Centro di valutazione e certificazione nazionale con il compito di verificare le condizioni di sicurezza dei sistemi destinati alle infrastrutture. Di Maio, in audizione al Copasir, aveva sostenuto il rafforzamento del Golden Power come garanzie rispetto a possibili perdite di sovranità determinate dall'affidamento di servizi ad aziende straniere.
All’epoca Di Maio si riferiva alle pressioni degli Stati Uniti sull'Italia e sugli altri alleati europei affinché bandissero i colossi cinesi delle Tlc, in particolare Huawei, dalla gara per la costruzione delle reti 5G. il vicepremier aveva allora spiegato che le preoccupazioni americane erano state recepite e che la posizione del Governo in materia era stata illustrata nel suo viaggio a Washington, con l'obiettivo di fornire rassicurazioni in merito.
Botta e risposta tra Washington e Pechino
Sullo sfondo, resta la polemica tra Stati Uniti e Cina sulla questione delle infrastrutture di rete 5G. In avvio dei lavori del vertice Nato, il rappresentante cinese presso l'Unione europea, Zhang Ming, replica all'editoriale scritto due giorni prima dal segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, per il sito Politico, nel quale il capo della diplomazia statunitense sollecitava ancora a tenere le aziende cinesi fuori dallo sviluppo delle reti 5G europee.
Le affermazioni fatte da Pompeo su Huawei sono "lontane dalla verità", ha scritto Zhang in una lettera inviata a Politico. "Nonostante la caccia alle streghe e l'allarme dei media, non un singolo Paese o individuo ha fornito prove solide per dimostrare che Huawei costituisca una minaccia per la sicurezza", afferma il diplomatico cinese.
E ricorda i noti casi di sorveglianza e intercettazioni da parte di enti governativi americani - senza mai menzionare Edward Snowden: "Mentre Pompeo attacca il Partito comunista cinese e afferma con orgoglio la propria moralità, si dimentica del noto programma di sorveglianza Prism della Nsa e delle intercettazioni dei più stretti alleati dell'America", afferma Zhang.