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MONDO

La scheda

Afghanistan, chi era il Mullah Omar: la biografia dei talebani

Sarebbe morta la guida spirituale dei Talebani.  Una "persona carismatica", "tranquilla", "serena" e dotata di "autocontrollo", che "non perde la pazienza né il coraggio", che non ha una casa né un conto in banca.  Così lo raccontano i suoi uomini

(archivio foto ansa)
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Cinquemila parole per descrivere il mullah Omar, il "Mulla Mohammad Umar Mujahid". La sua arma preferita? L'Rpg7, lanciarazzi anticarro portatile emblema della guerra contro i sovietici. Il suo senso dell'umorismo? "Speciale". Una "persona carismatica", "tranquilla", "serena" e dotata di "autocontrollo", che "non perde la pazienza né il coraggio", che non ha una casa né un conto in banca.

Ad aprile, a 19 anni dalla salita al potere del mullah Omar, i Talebani hanno sorpreso osservatori e analisti pubblicando sul sito web del cosiddetto 'Emirato Islamico dell'Afghanistan' una biografia del loro comandante con una taglia da 10 milioni di dollari sulla sua testa.

Nelle tante righe dedicate al mullah Omar - personaggio misterioso completamente sparito dalla circolazione dopo la caduta del regime dei Talebani (1996-2001) - si afferma che il leader del gruppo "resta in contatto" con gli eventi in Afghanistan e nel mondo e, con un chiaro riferimento alle varie notizie sulla sua morte o uccisione, ed "è ancora il leader nell'attuale gerarchia dell'Emirato Islamico dell'Afghanistan".

Il mullah Omar, dicono i Talebani, appartiene alla tribù Hotak ed è nato nel 1960 nel villaggio di Chah-i-Himmat, nel distretto di Khakrez, nella provincia di Kandahar, nel sud dell'Afghanistan.

Dopo la morte di suo padre, quando il futuro leader dei Talebani aveva solo cinque anni, la famiglia del mullah Omar - scrivono - si trasferisce nella provincia di Uruzgan. "Dignità, modestia, rispetto reciproco, pietà e sincerità sono le sue doti naturali". Secondo la biografia che non è più disponibile sul sito web del movimento, il mullah Omar, dopo l'invasione sovietica, ha abbandonato gli studi in una madrasa.

"E' stato ferito per quattro volte durante operazioni jihadiste contro i russi e in una di queste operazioni ha perso l'occhio destro", si legge, senza che si parli mai di Osama bin Laden né che venga riportata la rocambolesca fuga in sella a una motocicletta che nel 2002 - si narra - gli consentì di sfuggire all'assedio di Baghran. Nel 1996 ottiene il titolo di "ameer-ul-momineen" ('comandante dei fedeli') e diviene la guida suprema del movimento.

Dopo la presa di Kabul e la creazione dell'Emirato Islamico dell'Afghanistan, la biografia narra di "potenze infedeli arroganti" che "non potendo tollerare la sharia" hanno lanciato le operazioni contro l'Afghanistan.
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