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ECONOMIA

Il quotidiano finanziario: "Non è un segnale positivo"

Allarme Financial Times: Eurozona rischia stagnazione, tassi bund sotto quelli giapponesi

Il sorpasso simbolico si è verificato quando i tassi sui Bund sono scesi fino allo 0,306%, mentre quelli sulle emissioni nipponiche equivalenti erano marginalmente aumentati di 7 punti base allo 0,335%. Per il Ft "il calo al di sotto dei tassi giapponesi non è considerato un segnale positivo perché sono ritenuti un sintomo di 'giapponesizzazione', termine che si riferisce a due decenni di lotta contro una spirale di deflazione, iniziata con una crisi nel 1990 che ha finito per portare al maggior debito pubblico del mondo" 

L'articolo del Financial Times (www.ft.com)
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Londra (Regno Unito) Investire in bund tedeschi è sempre stata una certezza: rendimenti sicuri anche se a tassi d'interesse non particolarmente remunerativi. In questi anni di crisi economica e finanziaria, di paura e di timori - soprattutto se si pensa agli anni bui dei Bot italiani, di Spagna e Grecia con i differenziali di rendimento alle stelle - la stabilità tedesca ha sempre destato una certa invidia nei partner europei in difficoltà. Ma oggi i titoli di Stato della Germania sono finiti, per la prima volta, ai livelli più bassi di quelli del Giappone. E questo  - scrive il Financial Times in apertura dell'edizione on line - "alimenta i timori che Eurolandia rischia una stagnazione che potrebbe durare decenni".

Il sorpasso simbolico si è verificato quando i tassi sui Bund sono scesi fino allo 0,306%, mentre quelli sulle emissioni nipponiche equivalenti erano marginalmente aumentati, di 7 punti base allo 0,335 per cento. Su questo tipo di titoli i rendimenti sono in un rapporto inversamente proporzionale con il prezzo: più quest'ultimo sale a seguito di acquisti, più un titolo è ritenuto solido e meno offre in termini di tassi retributivi. Normalmente i tassi bassi sono ritenuti un bene per uno Stato, dato che significano ridotti costi di finanziamento e di rinnovo del debito pubblico. Tuttavia "il calo al di sotto dei tassi giapponesi non è considerato un segnale positivo - avverte il FT - perché sono ritenuti un sintomo di 'giapponesizzazione', termine che si riferisce a due decenni di lotta contro una spirale di deflazione, iniziata con una crisi nel 1990 che ha finito per portare al maggior debito pubblico del mondo".

Rispetto ai livelli del 2011, i tassi sui Bund sono calati di oltre 3 punti percentuali, o 300 punti base, e di recente hanno segnato ulteriori flessioni a seguito del piano di acquisti annunciato dalla Bce, il quantitative easing che partirà a marzo. Intanto i tassi giapponesi sonio risaliti, dopo aver segnato un recente minimo appena sopra lo 0,20 per cento sul termine decennale. Oggi, in particolare, sono aumentati a seguito di un'asta di collocamento che ha evidenziato il più basso livello di domanda da un anno e mezzo.

A ricordare i pericoli di deflazione che gravano su Eurolandia oggi ci hanno pensato stati i dati Eurostat: a dicembre si è nettamente aggravata la contrazione dei prezzi alla produzione nell'area euro, con un meno 1 per cento dal mese precedente. Un segnale che non lascia presagire risalite dell'inflazione sui prezzi al consumo, sprofondata al meno 0,6% a gennaio. La Bce ha un obiettivo di "stabilità dei prezzi" che vuole il caro vita inferiore ma vicino al 2 per cento annuo. E proprio per contrastare l'insidiosa debolezza dei prezzi ha deciso di far scattare il piano di acquisti di titoli.
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