MONDO
Tsipras: "Punire chi nega solidarietà". Piano per salvare Schengen
Appello diTusk ai migranti irregolari: "Non venite in Europa"
Ad Atene, Tusk è tornato ad incontrare Alexis Tsipras. Che ha esplicitamente chiesto "sanzioni" per chi "non rispetta i Trattati", prendendo "decisioni unilaterali" di chiusura delle frontiere come l'Austria, e per chi non vuol sentire parlare di solidarietà europea sul piano Ue per i migranti, come i paesi dell'est. In serata, da Ankara, il presidente del Consiglio ha illustrato la sua idea di dissuasione: organizzare sistematici rientri massicci di irregolari dalla Grecia alla Turchia. Meccanismo già previsto per la missione che la Nato sta organizzando nel Mar Egeo e che secondo Tusk "spezzerebbe il 'business model' dei contrabbandieri".
Intanto la Commissione ha preparato la sua 'roadmap' per salvare Schengen entro novembre. Il ritorno delle frontiere, per la presidente degli industriali europei Emma Marcegaglia, "bloccherà il mercato interno e interromperà in modo grave la catena di valore". E l'esecutivo nella premessa della 'roadmap' ha indicato una stima di costi spaventosi: senza Schengen, in 10 anni la Ue sconterebbe una mancata crescita tra 500 e 1.400 miliardi di euro e dovrebbe sostenere costi vivi tra 5 e 18 miliardi l'anno. Il Commissario Dimitris Avramopoulos presenterà ufficialmente domani la 'roadmap'. Detta i tempi alla Grecia, prevede che si ridisegni di fatto la frontiera esterna a partire dal 13 maggio, ma punta ad avere un verso corpo europeo di Guardie di frontiera e guardacoste operativo già durante l'estate e pienamente funzionante da novembre.
Proposte che si scontrano con la riluttanza e le divisioni che continuano ad emergere vertice dopo vertice. Per preparare l'appuntamento di lunedì prossimo Matteo Renzi oggi ha parlato con la Cancelliera Angela Merkel ed il premier olandese Mark Rutte, titolare della pr4esidenza di turno. Intanto in un bilaterale ad Amiens David Cameron e Francois Hollande sono tornati a chiedere alla Russia che fermi i bombardamenti dei moderati in Siria, dove un simulacro di tregua permette a stento il flusso di aiuti verso le città distrutte da sei anni di guerra.