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ITALIA

Acciaierie di Terni

Ast: non c'è l'accordo, azienda annuncia mobilità per 550 addetti. Il governo: "No atti unilaterali"

Conclusa senza alcun accordo la trattativa sul piano industriale dell'Ast tra azienda e sindacati con la mediazione del Governo e alla presenza delle istituzioni umbre. L'esecutivo ha comunque chiesto alla proprietà dello stabilimento di Terni di attendere prima di compiere atti unilaterali, nonostante questo però la procedura di messa in mobilità per i lavoratori è stata avviata

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L'Ast ha annunciato ufficialmente ai sindacati di categoria l'avvio della procedure di mobilità per 550 lavoratori dell'acciaieria dopo che la trattativa avviata nella speranza di trovare un accordo sul piano industriale è fallita.

Cancellati, con decorrenza dal primo ottobre, anche tutti gli accordi aziendali di secondo livello per tutti i dipendenti. In una nota dell'azienda ai sindacati si spiega che la decisione in merito al contratto integrativo è stata presa "in relazione alla nota crisi del mercato siderurgico, alle gravi ricadute produttive, all'ottimizzazione dei costi e al piano presentato il 17 luglio scorso".

Le assemblee in fabbrica programmate dalle 12,30 si trasformano in un'ora e mezza di sciopero. 

Nonostante l'impegno e gli sforzi nella mediazione del Governo e delle istituzioni umbre è quindi fallita la mediazione e sono partite le lettere di messa in mobilità per i circa 550 dipendenti, parte di un piano di risparmi da cento milioni di euro l'anno (che comprende anche lo spegnimento di uno dei forni dello stabilimento) annunciato a luglio per "confermare un ruolo di competitor a lungo termine sul mercato dell'acciaio inox".    

Le procedure di mobilità erano state ritirate all'inizio di settembre dopo l'intervento del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, grazie a un lodo governativo che aveva aperto una fase confronto tra azienda e sindacati. Con l' obiettivo di trovare un'intesa entro il 4 ottobre. Le parti in questo periodo sono sembrate tuttavia sempre distanti. Tanto che nella notte precedente al giorno di San Francesco solo un deciso intervento del presidente del Consiglio Matteo Renzi nei confronti dell'amministratore delegato dell'Ast Lucia Morselli aveva evitato la rottura. Con un ulteriore rinvio della trattativa.    

Ieri pomeriggio i nuovi e decisivi incontri al ministero dello Sviluppo economico, con la strada però apparsa subito in salita. Anche per questo il Governo è intervenuto oltreché con il ministro Guidi, con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, il vicemistro Claudio De Vincenti e il sottosegretario al Lavoro Teresa Bellanova. Ha quindi presentato una sua proposta nella quale ha previsto un cambio del piano industriale. Con meno esuberi, da 550 a 290, 110 milioni di investimento, lo spostamento spostamento a Terni della linea di laminazione di Torino, mobilità volontaria e incentivata e ricollocamento dei lavoratori. Una proposta considerata, però, insufficiente dai sindacati.    

L'incontro si era così concluso senza un accordo. Il Governo aveva comunque chiesto all'azienda di evitare "atti unilaterali" come l'invio delle lettere di messa in mobilità. Un "pressante invito" in tal senso era stato subito rivolto "a tutte le parti e soprattutto all'azienda" anche dalla presidente della Regione Catiuscia Marini, dal presidente della Provincia Feliciano Polli e dal sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo. Che chiedevano di tenere "comunque aperto il dialogo" e di "non assumere atti unilaterali che rischierebbero di pregiudicare gli sforzi fin qui compiuti, oltreché alzare inutilmente la tensione sociale". 
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