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ECONOMIA

Calo contenuto grazie a incentivi rispetto al 2019

Auto, a giugno +12,6% immatricolazioni, +51,4% nel semestre

Nei sei mesi l'incremento in Europa è del 27,1%. Il comparto auto europeo recupera terreno ma continua a vivere un momento di difficoltà

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Nel mese di giugno in Italia sono state immatricolate 149.438 auto con un incremento del 12,6% su base annua, mentre il bilancio del semestre è di 884.750 unità (+51,4%). 

In Unione Europea, Efta e Regno Unito sono state immatricolate 1.282.503 auto, il 13,3% in più dello stesso mese del 2020, anno della pandemia. Nel primo semestre dell'anno il totale è di 6.486.351 immatricolazioni, in crescita del 27,1% sull'analogo periodo dell'anno scorso. I dati sono dell'Acea, l'associazione dei costruttori europei dell'auto.

Cresce Stellantis
Stellantis ha immatricolato a giugno 258.657 auto, l'11,5% in più dello stesso mese del 2020, con la quota che passa dal 20,5% al 20,2%. Nei sei mesi il gruppo ha venduto 1.378.773 vetture, in crescita del 32,1%. La quota sale al 21,3% rispetto al 20,5% dello stesso periodo dell'anno scorso.

-23% rispetto al 2019
La reale situazione del mercato automobilistico europeo nel primo semestre di quest'anno emerge chiaramente confrontando i dati delle immatricolazioni con quelli dell'ultimo primo semestre "normale" che è stato quello del 2019: si registra un calo del 23%. Lo sottolinea il Centro Studi Promotor.  Nella maggior parte dei mercati fortemente depressa è soprattutto la domanda dei privati che, per le conseguenze della pandemia, utilizzano meno l'auto e tendono a rinviare la sostituzione anche delle vetture più datate e ciò perché l'invito sempre più pressante ad optare per auto a zero o a basso impatto creano incertezza sul tipo di vettura da acquistare.

Settore in difficoltà
Secondo il Centro Studi Promotor, mentre ovunque l'economia è in recupero e vengono riviste al rialzo le previsioni di crescita del Pil, il settore dell'auto è in forte difficoltà. Tra i cinque maggiori mercati del continente, rispetto al 2019, il calo più consistente è in Spagna (-34%). Segue per risultato negativo il Regno Unito (-28,3%). La situazione è pesante anche in Germania, dove rispetto al primo semestre 2019 le immatricolazioni si sono ridotte di un quarto (-24,8%). Leggermente migliore la situazione in Francia (-21%). 

La situazione in Italia
Molto difficile è anche il quadro dell'Italia che tuttavia è il paese che accusa il calo più contenuto (-18,3%) grazie agli incentivi anche per vetture tradizionali con emissioni non superiori a 135 gr/km di CO2, che hanno dato un contributo apprezzabile alle vendite.

"Resta da dire - sottolinea Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor - che l'annuncio appena dato dall'Unione Europea di voler vietare la vendita di auto ad alimentazione tradizionale a partire dal 2035 non pare fatto per portare serenità al settore dell'auto e agli automobilisti. L'impegno per realizzare questo obiettivo, che sarà veramente efficace soltanto se l'Unione Europea riuscirà a convincere il resto del mondo a fare altrettanto (il che è tutt'altro che certo), sarà colossale perché occorrerà comunque sostenere l'industria dell'auto chiamata ad investire ancora pesantemente, perché occorrerà creare un'efficiente e capillare rete di ricarica per le auto elettriche che dovrà dopo il 2035 convivere a lungo con i distributori di carburanti tradizionali per le auto non elettriche, (che non potranno più essere prodotte ma che continueranno a circolare per molti anni dopo il 2035), perché si dovrà affrontare un problema occupazionale, dato che la produzione dell'auto elettrica richiede meno lavoro di quella tradizionale, perché, per non vanificare l'intera operazione, l'energia elettrica dovrà essere prodotta da fonti rinnovabili e perché l'investimento complessivo sarà enorme e dopo la vicenda dei gilet gialli non si potrà scaricare il costo sui consumatori, ma occorrerà prevedere incentivi generosi che dovranno essere finanziati dalla fiscalità generale e quindi sempre dai cittadini, ma, si spera, con prelievi ispirati a criteri di progressività".
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