MONDO
Al via la missione di dialogo in LIbia
Mogherini a Tripoli con Ban Ki-moon, appello per la stabilità: "Salvatevi dalla catastrofe"
Il segretario generale dell'Onu e il ministro degli Esteri italiano (e prossima lady Pesc) in visita a sorpresa nella capitale libica dove le milizie contrapposte si combattono da mesi
"Le milizie si devono ritirare dalle città libiche, dagli aeroporti e dalle sedi governative per consentire agli organi legittimi di lavorare", ha tuonato il segretario Onu. "Chiediamo a tutti i gruppi di fermare i combattimenti: gli attacchi a Bengasi del generale Khalifa Haftar devono cessare, così come le azioni di Ansar al Sharia", ha aggiunto Ban, facendo appello a una soluzione negoziale delle "tensioni nell'ovest" del Paese.
La tappa a sorpresa arriva dopo i colloqui di fine settembre a Ghadames, officiati dall'inviato speciale Bernardino Leon - anche lui a Tripoli - e destinati ad entrare nella storia della Libia recente come la prima occasione di incontro tra i responsabili del Parlamento eletto a giugno, costretto a riunirsi a Tobruk, e alcuni rappresentanti di Misurata, la città martire della rivoluzione anti-Gheddafi le cui milizie hanno preso il potere de facto anche nella capitale libica.
"L'Italia è al fianco del popolo e vuole giocare un ruolo di primo piano in Libia. Contate su di noi, così come noi contiamo su di voi", ha detto Mogherini, ribadendo quanto affermato anche dal premier Matteo Renzi, e sottolineando che nel Paese "è tempo di leadership coraggiose e responsabili" e che "la violenza non solo non è accettabile ma non porta da nessuna parte".
Il conflitto civile
Il conflitto civile in Libia ha determinato la spaccatura del Paese in almeno tre parti: a Tripoli i miliziani filo-islamici di Misurata, che si dicono favorevoli al sistema democratico ma non riconoscono la legittimità del Parlamento. A Bengasi Ansar al Sharia, che ha proclamato un 'Califfato' e aspira a diventare una costola dello Stato islamico. A Tobruk il Parlamento eletto a giugno, boicottato dai parlamentari di Misurata che a Tripoli hanno 'resuscitato' la disciolta Assemblea parlamentare (Hor). Le zone desertiche del Sud invece sono appannaggio dei qaedisti e dei gruppi tribali che controllano il traffico di essere umani, armi e droga. Nell'ultima settimana sono continuati i combattimenti a Bengasi, almeno 20 i morti tra le file dei militari di Haftar e quelle di Ansar. Al centro della battaglia sempre la conquista dell'aeroporto, ultima roccaforte dei filo-governativi.
Relativamente più tranquilla la situazione nell'Ovest, dove si registrano scontri armati legati a vecchie rivalità ma non violenti combattimenti come quelli che hanno opposto le milizie di Zintan e quelle di Misurata a Tripoli. Mentre sulle spiagge a ovest della capitale sono continuati ad affiorare i cadaveri dei disperati che hanno trovato la morte salendo su un barcone per arrivare in Europa. "Non possiamo tollerare l'esodo di centinaia di migliaia di profughi libici, e come gli italiani e i maltesi sanno bene, assistiamo alla tragedia nel Mediterraneo di chi cerca un futuro migliore. E' essenziale e prioritario il cessate il fuoco", ha detto Ban Ki-moon.