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MONDO

Accolto il ricorso della difesa

Brasile, la Corte suprema revoca le misure cautelari per Cesare Battisti

Il 63enne ex membro dei Pac è sotto processo in Brasile anche per esportazione illegale di valuta e resta ancora aperta anche la questione della sua estradizione in Italia. A marzo il procuratore generale brasiliano aveva rimesso al presidente Michel Temer la decisione finale, che potrebbe ribaltare quella di concedergli lo status di rifugiato politico presa nel 2010 da Lula

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La Corte suprema del Brasile ha revocato le misure cautelari imposte a Cesare Battisti. Annullata la decisione del tribunale di Cananeia che aveva disposto, tra l'altro, il divieto per l'ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo di uscire di casa dopo le 22 e di allontanarsi dal paesino dello Stato di San Paolo. Annullato anche l'obbligo di portare il braccialetto elettronico e di riferire ogni mese alle autorità brasiliane.

Il tribunale ha accolto una richiesta di habeas corpus presentata dalla difesa di Battisti, che era stato arrestato nell'ottobre 2017 al confine tra Brasile e Bolivia. I media brasiliani hanno riferito che domenica il collegio della sesta corte del tribunale supremo ha accolto all'unanimità il ricorso della difesa di Battisti contro le misure precauzionali perché emanate in modo generico e senza concreti elementi di accusa.

L'ex terrorista era stato arrestato a ottobre al confine con la Bolivia con 25mila dollari in valuta estera con cui, secondo la polizia, si accingeva a lasciare il Brasile. Il tribunale di Cananeia, la cittadina in cui risiede l'ex terrorista condannato in Italia all'ergastolo per quattro omicidi e latitante da 36 anni, aveva anche imposto il sequestro del passaporto per lui e la moglie Joice Lima, sposata nel 2015.

Le misure cautelati erano state imposte dopo che si era scoperto che Battisti aveva fornito un indirizzo falso per ottenere i certificati necessari alle nozze in Brasile, commettendo un falso ideologico.

Il 63enne ex membro dei Pac è sotto processo in Brasile anche per esportazione illegale di valuta e resta ancora aperta anche la questione della sua estradizione in Italia. A marzo il procuratore generale brasiliano aveva rimesso al presidente Michel Temer la decisione finale, che potrebbe ribaltare quella di concedergli lo status di rifugiato politico presa nel 2010 da Lula. 
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