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MONDO

Ue, voto Brexit sconsiglia linea dura su deficit Madrid e Lisbona

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Sarà un fine settimana piuttosto lungo per i governi di Spagna e Portogallo. I due paesi iberici - reduci da una reprimenda di Bruxelles sul mancato rispetto della tabella di marcia concordata per riportare il deficit sotto il tetto del 3% del Pil previsto dai trattati - attendono il verdetto dell'Ecofin riunito il prossimo 12 luglio per decidere se infliggere o meno loro le sanzioni economiche previste.

Il nodo politico della questione è riassunto da una lettera spedita ieri alla Commissione Europea dal primo ministro lusitano, Antonio Costa, il quale ha citato "i risultati del referendum nel Regno Unito" come un'ottima ragione per evitare eccessi di rigore. Il messaggio è chiaro e difficile da contraddire: con il forte impulso dato all'euroscetticismo dal voto sulla Brexit, affibbiare multe a due dei paesi che hanno più sofferto per la crisi del debito è un'idea politicamente autolesionista.

Altri toni rispetto a quelli del predecessore, il conservatore Pedro Passos Coelho, che aveva reso il Portogallo l'allievo prediletto della troika, abbattendo in pochi anni il deficit dal 10% all'attuale 4,4%. Il nuovo governo sostenuto dalla sinistra ritiene però che di austerità ce ne sia stata abbastanza e ha tirato il freno sul consolidamento fiscale, attirandosi di recente le critiche del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble.

"Il Portogallo commetterebbe un serio errore se non rispettasse i suoi impegni", aveva avvertito Schaeuble il mese scorso, "avrebbe bisogno di chiedere e ottenere un nuovo pacchetto di aiuti". Parole che hanno suscitato le ire del ministro degli Esteri di Lisbona, Augusto Santos Silva, che lo scorso 30 giugno aveva convocato l'ambasciatore teutonico, Ulrich Brandenburg, per chiedergli spiegazioni su una dichiarazione ritenuta, recita una nota, "iniqua e non amichevole". Santos ha poi assicurato che Brandenburg ha "chiarito" la questione in maniera "del tutto soddisfacente", mentre da Berlino non è arrivato alcun commento.

La vicepremier spagnola, Soraya Saenz de Santamaria, invece sfoggia ottimismo, avendo probabilmente fatto lo stesso ragionamento di Costa: "Restiamo fiduciosi che questa sanzione non condurrà a una multa". "E' una questione di buon senso", ha aggiunto Saenz de Santamaria, "abbiamo fatto degli sforzi e credo ne verrà tenuto conto". Da oltre sei mesi incapace di formare un esecutivo nonostante ben due chiamate alle urne (l'ultima delle quali, il mese scorso, ha visto i conservatori di Mariano Rajoy, nel frattempo ancora alla Moncloa, guadagnare la maggioranza relativa senza però avere i numeri per governare), Madrid ha chiuso il 2015 con un deficit del 5,1%, ben al di sopra dell'obiettivo del 4,2% fissato dalla Ue.

Se i ministri delle Finanze dell'Ue decideranno l'applicazione di sanzioni economiche, la Commissione avrà venti giorni di tempo per elaborare le sue proposte in merito. In più di una capitale, però (di sicuro a Parigi, probabilmente anche a Roma), non si tifa certo per la linea dura: il deficit eccessivo è un problema che hanno in molti, l'ascesa dei partiti euroscettici è un problema che hanno tutti.
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