ECONOMIA
In 7 Paesi deboli dell'Ue a rischio povertà il 31% dei residenti
Caritas Europa: "Austerity e spending review aumentano la povertà"
Lo denuncia il terzo Rapporto di monitoraggio dell'impatto della crisi economica. I Paesi più colpiti la Grecia, la Romania, l'Italia, il Portogallo, la Spagna, l'Irlanda, e Cipro. Nel nostro Paese a rischio povertà una persona ogni 4 e allarme “Neet”: boom degli under 30 che nè lavorano nè studiano: peggio di noi solo la Grecia
Roma
"La povertà e l'esclusione sociale determinate dalla crisi economica" sono state "aggravate dalle politiche di austerity e di spending review messe in atto in numerosi Paesi dell'Unione Europea". A denunciarlo è il terzo Rapporto di monitoraggio dell'impatto della crisi economica in sette Paesi deboli dell'Unione Europea, curato da Caritas Europa e presentato oggi a Roma. In Grecia, Romania, Italia, Portogallo, Spagna, Irlanda e Cipro, sono sotto la soglia della povertà il 31% di residenti (+6,5 per cento rispetto alla media Ue). L'Italia si posiziona su valori intermedi (28,4 per cento), cioè nel nostro Paese è a rischio povertà una persona ogni 4. Il valore molto elevato della Romania (40,4 per cento) dimostra come anche in presenza di alti tassi di occupazione la povertà possa comunque essere rilevante (in work poverty).
La povertà "assoluta", invece, è diminuita di poco dal 2012 al 2013 nell'Ue a 28 Stati: dal 9,9 al 9,6 per cento. Tra i Paesi deboli, il fenomeno è allarmante (14,9 per cento nel 2013) e stabile (16,1 per cento nel 2012), con punte massime in Romania (28,5 per cento) e in Grecia (20,3 per cento). Nonostante l'incidenza della povertà "nel lavoro", il numero di persone che vive in famiglie quasi totalmente prive di lavoro è aumentato in tutti i 7 Paesi (fatta eccezione per la Romania): erano il 12,3 per cento nel 2012 e sono diventate il 13,5 per cento nel 2013. La media Ue era pari al 10,5 nel 2012 e al 10,7 per cento nel 2013.
Allarme 'Neet'
Uno dei portati più drammatici della crisi economica è "l'esplosione dei 'Neet'", che sono i giovani tra i 15 e i 24 anni che non lavorano e non studiano. Nei 7 Paesi più deboli dell'Unione Europea, questi giovani 'Neet' sono il 18,1 per cento rispetto alla media del 13 per cento nei Paesi Ue. L'Italia è il paese più penalizzato dal fenomeno della disoccupazione giovanile che riguarda il 40% dei lavoratori 15-24 enni. Con un tasso di disoccupazione generale del 16,9% rispetto alla media Ue del 10,8 per cento, nei 7 paesi c'è una evidente tendenza ad una precarizzazione del lavoro, ad una diminuzione delle ore lavorate, a un incremento del tasso di lavoro part- time.
La povertà "assoluta", invece, è diminuita di poco dal 2012 al 2013 nell'Ue a 28 Stati: dal 9,9 al 9,6 per cento. Tra i Paesi deboli, il fenomeno è allarmante (14,9 per cento nel 2013) e stabile (16,1 per cento nel 2012), con punte massime in Romania (28,5 per cento) e in Grecia (20,3 per cento). Nonostante l'incidenza della povertà "nel lavoro", il numero di persone che vive in famiglie quasi totalmente prive di lavoro è aumentato in tutti i 7 Paesi (fatta eccezione per la Romania): erano il 12,3 per cento nel 2012 e sono diventate il 13,5 per cento nel 2013. La media Ue era pari al 10,5 nel 2012 e al 10,7 per cento nel 2013.
Allarme 'Neet'
Uno dei portati più drammatici della crisi economica è "l'esplosione dei 'Neet'", che sono i giovani tra i 15 e i 24 anni che non lavorano e non studiano. Nei 7 Paesi più deboli dell'Unione Europea, questi giovani 'Neet' sono il 18,1 per cento rispetto alla media del 13 per cento nei Paesi Ue. L'Italia è il paese più penalizzato dal fenomeno della disoccupazione giovanile che riguarda il 40% dei lavoratori 15-24 enni. Con un tasso di disoccupazione generale del 16,9% rispetto alla media Ue del 10,8 per cento, nei 7 paesi c'è una evidente tendenza ad una precarizzazione del lavoro, ad una diminuzione delle ore lavorate, a un incremento del tasso di lavoro part- time.