Original qstring:  | /dl/rainews/articoli/Cgia-Mestre-burocrazia-mancati-pagamenti-Renato-Mason-Paolo-Zabeo-Promo-PA-Fondazione-3b34ddd2-ecdf-40f9-898d-01800bb28307.html | rainews/live/ | true
ECONOMIA

Burocrazia, che fare?

Cgia: tra burocrazia e mancati pagamenti P.A. il costo è di 100 miliardi l'anno

In ambito Ue gli imprenditori italiani sono quelli che hanno denunciato con più forza la complessità delle procedure amministrative a cui debbono sottostare

Condividi
di Tiziana Di Giovannandrea Imprese italiane vessate da burocrazia e mancati pagamenti da parte della Pa che costano alle aziende quasi 100 miliardi all'anno. In ambito Unione europea, gli imprenditori italiani sono quelli che hanno denunciato con più forza degli altri la complessità e difficoltà delle procedure amministrative a cui sono sottoposti e a cui debbono sottostare. Su dieci intervistati, nove hanno affermato di essersi trovati in grave difficoltà ogni qual volta hanno dovuto applicare le disposizioni richieste dai nostri uffici pubblici.

Tra moduli da compilare, certificati da produrre e adempimenti da espletare, la nostra Pubblica Amministrazione continua ad alimentare la ma la burocrazia che nel nostro Paese ha ormai raggiunto una dimensione non più accettabile.

Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio Studi della CGIA di Mestre dice: "La stima del costo che incombe sul nostro sistema produttivo per la gestione dei rapporti con la PA ammonta a 57,2 miliardi di euro. Se a questi aggiungiamo anche i mancati pagamenti da parte dello Stato centrale e delle Autonomie locali nei confronti dei propri fornitori – che nonostante i 12 miliardi messi a disposizione con il decreto Rilancio dovrebbero abbassare lo stock del debito commerciale a 42 miliardi circa – il cattivo funzionamento del nostro settore pubblico grava sul sistema produttivo italiano per quasi 100 miliardi di euro all’anno".

Queste cifre confermano che le aziende sono sempre più vessate e da una burocrazia assurda e da un cattivo funzionamento della Pa che non sembra essere in grado di cambiar rotta nonostante che alcune eccezioni ci siano. Nell'attuale fase di Covid-19 la situazione è peggiorata. E' quello che sottolinea Renato Mason, segretario Cgia: "I decreti Cura Italia, Liquidità e Rilancio non hanno finora  innescato  gli effetti positivi che tutti auspicavano. All'opposto, hanno generato confusione, disorientamento e tanta irritazione da parte dei lavoratori e delle imprese nei confronti delle istituzioni pubbliche. I punti di criticità sono tanti, in particolar modo di natura burocratica. Sono stati approvati dei provvedimenti impossibili da gestire e da rispettare, perché scritti male e difficilmente decifrabili. Sicuramente saranno stati pensati con le migliori intenzioni, ma chi pensa di mantenerli vive fuori dal mondo".

A questo punto viene spontaneo domandare: con la burocrazia che fare?
Molti osservatori speravano che con l'avvio dello smart working la situazione nella Pa potesse migliorare ma sembra che non sia così. A causa del Covid-19 sono stati tantissimi i dipendenti pubblici che hanno iniziato a lavorare da casa. Secondo una recente indagine condotta da Promo PA Fondazione, su un campione di 50 dirigenti apicali del settore pubblico sono emersi dei risultati molto preoccupanti. A causa dei problemi legati alla sicurezza informatica dovuti all'utilizzo di pc personali e ai problemi di connessione internet, gli intervistati hanno denunciato una contrazione media della produttività di questi lavoratori del 30%. Se teniamo conto che prima dell'avvento del Coronavirus il livello di produttività medio della nostra Pa non era molto elevato, quanto accaduto in questi tre mesi non sembra aver dato però risultati particolarmente incoraggianti. 

Per quanto riguarda gli effetti economici del cattivo funzionamento della macchina pubblica, a livello territoriale le realtà produttive più penalizzate sono quelle che si trovano a Milano, Roma e Torino.
Condividi