MONDO
Budapest
Chi è Viktor Orban, l'uomo che sfida Angela Merkel sui migranti
Il tre volte premier ungherese ha cambiato il suo Paese senza preoccuparsi delle accuse di essere un autocrate. Adesso, con l'emergenza migranti a Budapest, attacca l'Europa
L'inizio della carriera
Era un giovane universitario, quando il comunismo stava già crollando in Ungheria; nel 1987 fondò un movimento democratico, la Federazione dei giovani democratici (Fidesz), ma partecipò anche alla tavola rotonda che diede origine alla nuova Ungheria nel 1989. In un discorso memorabile in Piazza degli Eroi, a Budapest, nel giugno di quell'anno, rivendicò la partenza delle truppe sovietiche occupanti che avvenne un anno dopo. All'epoca, era liberale, anticomunista, un giovane democratico europeo. Di tutti coloro che 25 anni fa collaborarono alla trasformazione democratica dell'Ungheria, è l'unico rimasto sulla scena politica.
Nel 1994, ha cambiato campo: da liberale, si è mutato in conservatore, divenendo leader della destra, con cui vinse le elezioni del 1998. Per le voci critiche, era ormai diventato un capo che non sopportava la contestazione, nè la sconfitta. Battuto dai socialisti nel 2002, ha riorganizzato il partito, facendone una formidabile macchina elettorale, e ha cominciato una nuova marcia verso il potere, riconquistato nel 2010 e nuovamente nell'aprile del 2014.
Orban è anche un appassionato calciatore fin dalla gioventù: e in qualità di premier ha fatto costruire uno stadio nel villaggio natale, Felcsut (nel centro dell'Ungheria). Secondo alcuni analisti, è rimasto in fondo un 'provinciale', ancora a disagio fra gli intellettuali della capitale. Li detesta e cerca di evitarli. Ha elaborato un'ideologia fai da te: l'Occidente è in declino, il mondo della finanza e ''degli speculatori'' è finito, adesso è l'Est che monta. Chi non sta con lui, è ritenuto 'anti-nazionale'. L'opposizione e gli intellettuali del Paese gli contestano di essere riuscito, da premier, a mettere sotto controllo tutte le istituzioni del paese: i media, la giustizia, l'economia - attraverso un sistema clientelare - ma anche la cultura e la scuola. I suoi fedeli sono blindati per 9 anni alla testa del Consiglio dei media, della Procura generale, nella Corte costituzionale, nella Corte dei conti, nella Commissione elettorale, nella Banca centrale.
Ma le critiche dell'Ue e della stampa europea non lo scalfiscono, anzi, lo rendono più forte: l'Ungheria è attaccata da tutti, è lui che difende il suo popolo. Al compimento dei 50 anni, due anni fa, i fedelissimi hanno fatto celebrare una messa. Mentre in un libro ostile una giornalista investigativa lo ha accusato di costruire - dietro gli slogan "populisti" - un impero miliardario per la famiglia. E di essere incamminato in realtà a diventare uno degli uomini più ricchi del Paese.