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MONDO

Un video mostra la sua decapitazione

Steven Sotloff, una vita da reporter di guerra. Chi era il giornalista USA decapitato dall'ISIS

Sotloff aveva twittato l'ultima volta il 3 agosto 2013. Il suo sequestro era avvenuto il giorno successivo ad Aleppo, al confine con la Turchia

Steven Sotloff
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Steven Joel Sotloff, giornalista free-lance statunitense di 31 anni, era stato sequestrato nell'agosto 2013 dai jihadisti dello Stato islamico (Is), che hanno diffuso un video con la sua decapitazione. Da anni si occupava di Medio Oriente per
testate come il settimanale Time, Foreign Policy, World Affairs, Cnn e Fox News.

Era stato in molti teatri di guerra e zone a rischio - dalla Libia all'Egitto, ma anche Bahrain e Turchia - e parlava correttamente l'arabo. Lo scorso anno si trovava in Siria, nel bel mezzo della guerra tra ribelli e regime di Bashar Assad, quando è finito in mano all'Is.

A metà agosto era apparso nel video della decapitazione di un altro giornalista americano, James Foley. Nel filmato Sotloff appariva in tuta arancione, in ginocchio, tenuto fermo dai jihadisti che minacciavano di ucciderlo se gli Usa non avessero fermato i loro raid aerei in Iraq. Rivolgendosi al presidente Barack Obama, i militanti dell'Is dicevano che il destino del reporter dipendeva "dalle sue prossime decisioni".

Il sequestro di Sotloff è avvenuto nella provincia di Aleppo, al confine con la Turchia. Inizialmente la famiglia era riuscita a mantenere il segreto sul suo rapimento. Dopo la diffusione del video su Foley, sua madre aveva lanciato un appello al leader dello Stato islamico, Abu Bakr al-Baghdadi, chiedendogli la liberazione del figlio. In particolare, sottolineava che questi non aveva alcuna responsabilità sulle azioni del governo americano, ma era un giornalista innocente.
 
 
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