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ECONOMIA

I numeri di Bruxelles

Commissione UE rivede al ribasso il Pil dell'Italia: +1,1% nel 2019. Flessibilità sotto accusa

La Corte dei Conti europea accusa la Commisione Juncker per "l'eccessiva benevolenza e assenza di trasparenza nelle scelte di flessibilita' su riforme e investimenti accordata all'Italia. Risultato: aggiustamenti di bilancio "notevolmente al di sotto dei requisiti"

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Nuvole europee sull'Italia. Arrivano dai dati sulla crescita contenuti nel rapporto d'estate della Commissione ma anche dai rilievi fortemente critici della Corte dei Conti europea.

Rivisto al ribasso il Pil dell'Italia
La Commissione europea ha abbassato nelle previsioni economiche intermedie d'estate la stima di crescita del Pil italiano nel prossimo biennio: il passo dovrebbe essere dell'1,3% nel 2018 e dell'1,1% nel 2019. Le previsioni di primavera stimavano una crescita dell'1,5% nel 2018 e dell'1,2% nel 2019. 

I rilievi della Corte dei Conti UE
"Le disposizioni in materia di flessibilita' introdotte dalla Commissione europea non sono limitate al periodo di crisi e nella pratica si sono rivelate eccessive: di conseguenza, nel periodo di ripresa ed espansione 2014-2018, i saldi strutturali in diversi paesi fortemente indebitati hanno deviato rispetto agli obiettivi di medio periodo (pareggio di bilancio - ndr) oppure vi si sono avvicinati a un ritmo talmente lento che e' lungi dal garantire un miglioramento sostanziale prima della prossima contrazione economica". E' questa valutazione della Corte dei conti europea espressa dal responsabile della relazione speciale sull'attuazione del patto di stabilita', Neven Mates.

Critiche alla Commissione: "Troppa flessibilità all'Italia"
La critica chiama in causa direttamente (e prevalentemente) il modo in cui l'esecutivo Juncker ha trattato il caso italiano. La Commissione viene criticata per l'eccessiva benevolenza e assenza di trasparenza nelle scelte di flessibilita' su riforme e investimenti accordata all'Italia. Risultato: aggiustamenti di bilancio "notevolmente al di sotto dei requisiti". In sintesi, la Commissione ha usato "enormemente i poteri discrezionali per ridurre gli obblighi di aggiustamento" indebolendo il valore-obiettivo di ottenere un aggiustamento medio annuale dello 0,5 % del pil".


Situazione "allarmante" nel caso dei Paesi ad alto debito 
La conclusione generale della Corte dei Conti europea sul modo sono state applicate le regole di disciplina dei bilanci pubblici e' che la Commissione "non ha fatto si' che venisse raggiunto il principale obiettivo: quando si e' trattato di stabilire le norme attuative o di adottare decisioni caso per caso, si e' ampiamente avvalsa dei poteri discrezionali di cui gode per ridurre gli obblighi di aggiustamento non attribuendo la necessaria importanza" all'obiettivo di prevenire la violazione del patto di stabilita'. Si tratta di una situazione "particolarmente allarmante nel caso dei diversi Stati membri con un elevato rapporto debito/pil, la cui sostenibilita' finanziaria in una futura recessione potrebbe scatenare timori sul mercato".

Troppa tolleranza e uso "incentivante" non contemplato"
La Corte ha rilevato inoltre che "le tolleranze concesse in caso di riforme strutturali non sono collegate ai costi effettivi per il bilancio di tali riforme, ma sono usate dalla Commissione come strumento incentivante". Si tratta di un utilizzo, secondo l'audit, "non contemplato dal regolamento sul parte preventiva del patto di stabilita'". Inoltre, la clausola sugli investimenti non prevede che l'aumento del rapporto investimenti pubblici/pil si produca nell'anno per cui tale aumento e' approvato, ma richiede unicamente un aumento in termini nominali. Tale clausola consente inoltre, negli anni successivi, incrementi della spesa non connessa ad investimenti.

Effetto ritardo del pareggio di bilancio
"Tutto cio' determina ritardi di diversi anni nel conseguimento degli obiettivi di bilancio a medio termine", cioe' il pareggio. Inoltre, "benche' non si stiano attualmente assicurando progressi nel conseguimento degli obiettivi di medio termine, la Commissione ha deciso che la conformita' alle norme e' essenziale per giustificare una mancata attivazione della procedura per deficit eccessivo basata sul debito". Per la Corte dei conti Ue e' una evidente contraddizione. La Corte ha esaminato il modo in cui sono state applicate le regole in sei Stati membri: Austria, Belgio, Finlandia, Ungheria, Italia e Olanda. L'Italia e' stata inclusa nel campione in considerazione del notevole ricorso alle clausole di flessibilita' e della sua importanza complessiva per gli sviluppi macroeconomici Ue. La relazione di audit non e' vincolante, tuttavia gli argomenti fatti propri dalla Corte sono gli stessi usati dagli Stati membri che hanno criticato la Commissione sulla gestione eccessivamente 'flessibilista' del patto di stabilita' anche (e soprattutto) nel caso italiano (a cominciare dalla Germania). La relazione mette sotto tiro le scelte a favore della flessibilita' di bilancio riconosciuta all'Italia dal 2016.
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